Troppo per essere vero!
Ho ben chiaro di come nella mia vita ci sia un prima e un dopo: tutto, apparentemente uguale a prima, è cambiato dopo un “semplice incontro”!
Fin da piccola sono sempre stata attiva in parrocchia: messa tutte le domeniche, mille incontri di Azione Cattolica, poi educatrice e catechista. Crescendo ho iniziato anche a impegnarmi a livello diocesano entrando a far parte dell’equipe di Pastorale Giovanile e diventando operatrice di una specie di oratorio gestito dalla diocesi. Beh che dire, sicuramente tutti servizi molto positivi, che tenevano impegnato parte del mio tempo e delle mie energie. Il Signore mi era già vicino ma ancora non lo capivo, forse perché ne avevo un’immagine distorta, c’era quasi un rapporto schiava/padrone: per essere amata da Lui dovevo darmi da fare ed impegnarmi.
Agli “impegni di Chiesa” si aggiungeva la mia grande passione per la pallavolo: allenamenti e partite mi occupavano tante ore alla settimana. Non era sbagliato, di per sé fare sport, ma io ero veramente fissata e non ero capace di dargli il giusto peso, non riuscivo a saltare nemmeno un allenamento, anche se avevo altri impegni.
E poi i miei amici: mi sentivo sempre sotto esame e alla ricerca delle loro attenzioni. Dovevo farmi vedere divertente e spensierata per potermi sentire importante per loro, sempre con la battuta pronta. Facevo di tutto per non perdermi alcun appuntamento, cena o festa per paura di sentirmi esclusa.
Basavo tutto su queste tre “ricchezze” che tenevo ben strette. Ad esse chiedevo la vita e cercavo lì la mia felicità. E naturalmente ogni successo, ogni attenzione, ogni relazione me la dovevo meritare: la gratuità non era contemplata! Bastava però che perdessi di vista anche solo una di queste ricchezze che mi sembrava di sprofondare e non trovare più il capo della matassa della mia vita. Tutto questo “fare” celava un grande vuoto che volevo colmare.
In questo susseguirsi di impegni e cose da fare si colloca un incontro, o meglio, L’INCONTRO. Mi sono sentita visitata a casa da Gesù come ha fatto con Zaccheo. Lui si è scomodato ed è venuto a cercarmi nella mia quotidianità, durante la Missione Giovani nella mia città: Senigallia.
In quei giorni era impossibile non respirare la gioia così profonda che traspariva dai frati e dalle suore, la bellezza così semplice che regnava negli appuntamenti in programma. Tutta questa luce mi incuriosiva e faceva nascere in me il desiderio forte di scoprirne la fonte, ma allo stesso tempo mi impauriva perché, senza ombra di dubbio, si trattava di qualcosa di serio, non di certo frivolo. Però, nonostante avessi il cuore troppo indurito e pigro, abituato solo a far rientrare tutto nei miei schemi mentali, mi sono buttata alla ricerca di questa sorgente di gioia.
È bastato abbassare una piccola parte delle mie resistenze, per essere travolta da un amore così forte che mi ha riempito il cuore in un attimo. Quel vuoto che da sempre cercavo di colmare con la pallavolo, gli “impegni di Chiesa” e gli amici, in un attimo era stato riempito fino all’orlo dalla bellezza di Gesù, che da sempre pensavo di servire ma che in verità non avevo mai conosciuto.
La missione era finita, ma io ero stata toccata così in profondità che mi sentivo cambiata e avevo messo in discussione tutta la mia vita e il mio impegnarmi.
Non riuscivo però a capire tutto questo AMORE GRATUITO che nasceva dalla croce di Gesù! Come potevo essere amata io, senza dover far qualcosa in cambio? Perché Gesù aveva deciso di subire il “fallimento” della morte in croce per salvare me e in cambio non pretendeva niente dalla mia vita? E poi perché amava proprio me? Non si rendeva conto di tutti i limiti che avevo?
Questi dubbi mi hanno mandato in crisi e mi hanno fatto allontanare da quella sorgente appena scoperta. Ho cercato di fuggire dandomi all’eccesso: serate su serate, ogni modo per trasgredire era lecito, pur di allontanarmi da quell’amore così assurdo che mi sembrava troppo per essere vero!
Il vuoto che da sempre cercavo di colmare con gli impegni, ed ora anche con gli eccessi, era tornato a farsi sentire più forte di prima e, senza rendermene conto, mi stava riportando di fronte a quell’amore crocifisso che mi impauriva e mi faceva fuggire.
Controvoglia e per una serie di “coincidenze”, mi sono trovata a partecipare alla Marcia Francescana: tutto volevo fare eccetto che essere lì in quei giorni. Mi sentivo fuori luogo e inadatta, eppure, proprio in quella occasione, mi sono arresa di fronte a quell’amore che mi chiamava per nome in maniera così personale, che accettava tutto di me, proprio tutto, anche quello che io per prima non riuscivo ad accogliere.
E allora ho capito quanto fosse vero ciò che Giovanni Paolo II aveva detto ai giovani:
“è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso…”.
Ormai non volevo fare altro che rimanere nel Suo amore, affidargli la mia vita e attingere alla sorgente della gioia vera. E per poter far questo ho lasciato che il Signore tagliasse quelle parti di me che erano aride e non portavano frutto, ma soprattutto che potasse quei tralci buoni affinchè portassero più frutto.
E allora ecco che la mia vita non è apparentemente cambiata, ma in verità è estremamente diversa. Il cambiamento più grande sta nella mia relazione con Dio, che ora non è più un padrone ma un Padre buono che mi ama di un amore immenso.
Per cui non ho smesso di giocare a pallavolo, ma riesco a dargli il giusto peso e non è più un mio idolo. Di amici ne ho molti di più e sono amicizie così belle e profonde che mi scaldano il cuore. Naturalmente è cambiato anche il mettermi a servizio della mia Chiesa diocesana: non è più un modo per sentirmi a posto con la coscienza, ma è un mettermi a servizio dell’altro per portarlo all’incontro con Dio!
Di strada ancora ne ho tanta da fare, la fatica e le difficoltà ci sono, come in ogni cammino che si rispetti, ma non posso che avere il cuore pieno di gratitudine per l’amore così bello che Dio nutre per me: Lui, quando ero ancora lontana, mi ha visto, ha avuto compassione di me, si è commosso, mi è corso incontro e abbracciandomi mi ha fatta sentire una figlia amata! E ora di certo non voglio più fuggire da un Padre così!
Marianna