“De noche iremos, de noche,
que para encontrar la fuente:
solo la sed nos alumbra,
solo la sed nos alumbra”Di notte andremo, di notte,
per trovare la fonte:
solo la sete c’illumina,
solo la sete c’illumina.
Le parole di questo canto di Taizè mi sono ritornate più volte nel cuore nella notte tra sabato e domenica, mentre attraversavo il silenzio della prima, tiepida notte d’estate, per le strade della campagna distesa tra Assisi e Santa Maria degli Angeli. Parole che fanno eco a quelle di tanti salmi, nei quali la notte è il tempo in cui la preghiera si fa più intensa, la nostalgia di Dio più struggente, l’abbandono più fiducioso, la fede, vagliata al fuoco, più pura; è l’esperienza del salmista, che si ripropone in due millenni di vita ecclesiale. Non stupisce, dunque, il fascino, anche spirituale, che la notte esercita; non stupisce che anche quest’anno oltre trecento giovani, da diverse regioni d’Italia, abbiano voluto mettersi incammino, in questo Canto nella Notte 2014, trovando in Francesco d’Assisi la sentinella capace di annunciare l’irrompere della novità di Dio nella storia: “Francesco, quanto resta della notte?”.
E’ stato un mettersi sulle orme di Francesco, lasciandosi guidare nella ricerca di Dio, in questo notturno pellegrinaggio che ha voluto ripercorrere i luoghi e gli eventi principali della sua giovinezza e della sua conversione. Ci siamo ritrovati alle 18 alla Rocca di Assisi, simbolo del potere imperiale ed aristocratico contro cui insorse l’emergente ceto borghese dell’inizio del Duecento; si arrivò ad una guerra civile che vide tra i suoi combattenti il giovane Francesco, fatto prigioniero e incarcerato a Perugia dopo la sconfitta di Collestrada. P. Francesco Pioni ha così introdotto il tema della profezia, richiamando i desideri di giustizia e di verità che attraversano il nostro cuore, l’importanza del deserto, come luogo di purificazione e di maturazione, e indicando le direzioni di marcia per smetterla di vivere “a casaccio”.
Dopo una cena al sacco, ci siamo portati a Chiesa Nuova, che custodisce la casa paterna di Francesco. Prendendo spunto dal tormentato rapporto di Francesco con suo padre, Pietro di Bernardone, p. Gianluca ha affrontato la crisi della paternità che colpisce la società contemporanea, e ha annunciato la paternità di Dio, che rende i suoi figli capaci di una vita feconda nel dono totale di sè. Abbiamo quindi raggiunto santa Maria Maggiore, presso l’episcopio, dove Francesco restituì i beni e le vesti al padre, dichiarando la scoperta della paternità di Dio e incontrando la maternità della Chiesa nel vescovo Guido. Qui p. Vittorio ci ha condotto nel cuore del “mistero nascosto da secoli nella mente di Dio” (Ef 3,9), del disegno salvifico della Santissima Trinità: l’amore ineffabile che muove il Figlio a spogliare se stesso, assumendo la condizione di uomo e di servo, e facendosi obbediente fino alla morte di croce; e ha mostrato come Francesco avesse compreso il valore paradossale della povertà, e l’importanza di condividere la vita dei poveri per poter fare un’esperienza autentica di Dio; un’esperienza che non nasce da un interminabile lavoro introspettivo, ma da un’estrema docilità al Vangelo, continuamente sperimentato nella concretezza della vita.
In pochi minuti abbiamo poi raggiunto la basilica di santa Chiara, dove p. Francesco ci ha introdotti alla contemplazione del Crocifisso di san Damiano: in un prolungato, intenso tempo di preghiera, abbiamo potuto contemplare l’amore di un Dio che ha scelto di salvarci senza mettersi in salvo; un Dio che ha preso di sé le nostre piaghe, trasformandole in segni d’amore; un Dio nel cui sguardo non c’è condanna, non c’è competizione, ma solo compassione e perdono.
Era quasi mezzanotte quando siamo usciti per raggiungere san Damiano, dove i giovani del servizio ci hanno regalato un po’ di ristoro con panini, cioccolato e bevande fresche. Sulla piazzetta del santuario p. Giancarlo ha parlato di Francesco e di Chiara, della loro amicizia, della gioia e della fecondità spirituale delle loro vite. Abbiamo ricordato in modo particolare l’ardente fede eucaristica di Chiara, che proprio questo luogo ha ottenuto la salvezza della propria comunità dalla violenza saracena rivolgendo fervide suppliche a Gesù Sacramentato; e, già entrati nella solennità del santissimo Corpo e Sangue di Cristo, abbiamo potuto sostare in adorazione davanti al Sacramento.
Nel cuore della notte abbiamo ripreso il cammino, alla volta della Porziuncola, assaporando la compagnia di Maria nella meditazione del Rosario. Intorno alle due siamo arrivati in Basilica, e p. Fabio ha indicato nella Porziuncola il luogo del Vangelo, del perdono e della vita eterna: qui, nell’ascolto del Vangelo, il cuore di Francesco ha vibrato dei desideri di Dio; qui Francesco ha voluto che ogni pellegrino potesse immergersi nella misericordia di Dio che lui stesso aveva sperimentato; qui Francesco ha voluto morire, con lo sguardo rivolto a Gesù crocifisso ed il cuore colmo delle lodi del Cantico delle Creature, desideroso di vedere il volto di Dio.
Dopo qualche ora di riposo, il pellegrinaggio si è concluso nella mattina di Domenica, con la condivisione della colazione e la celebrazione della S. Messa, presieduta dal neo-eletto ministro provinciale p. Claudio Durighetto.
“Voglio mandarvi tutti in Paradiso”: così disse san Francesco a quanti erano accorsi alla Porziuncola per l’annuncio dell’indulgenza accordata da papa Onorio III; un desiderio che supera le capacità umane, che assume le proporzioni del cuore di Dio, e per questo attraversa otto secoli di storia, e fa storia: è il desiderio di Dio riversato nel cuore di Francesco che accolto nella basilica piena di luce e di canti i giovani pellegrini della notte. Il Signore porti a buon frutto i tanti semi di Vangelo che ha posto nei loro cuori!
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