Festa degli Angeli, Corsi per giovani e Volontari su TV2000

Le telecamere di TV2000 tornano nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli per documentare quanto sia preziosa ancora oggi la Porziuncola, e non solo perché fu cara a Francesco o perché egli stesso vi fece l’esperienza di Dio e della presenza della Vergine Maria.

Il Santuario della Porziuncola, a giudicare dalle testimonianze dirette degli intervistati che nella piccola chiesetta hanno saputo ancorarsi al Signore o rinascere grazie a Lui, aprendosi inaspettatamente alla vita nonostante fatiche piccoli o grandi, rimane un luogo santo dove il Signore e la Vergine degli Angeli richiamano, anche da lontano, e raccolgono i loro figli sotto il loro manto protettivo.

Da domani 1 agosto il manto, evidentemente di colore bianco dal candore battesimale, si stenderà in maniera speciale su quanti vi giungeranno per vivere la Solennità del Perdono, seppure alla Porziuncola è possibile lucrare l’Indulgenza plenaria tutti i giorni dell’anno, una volta al giorno, per sé o per un defunto.

La trasmissione odierna, dopo aver proposto due belle testimonianze registrate alla Porziuncola durante la scorsa settimana, ha dato la linea a Federica Grandis che dall’interno della Basilica ha intervistato in diretta fr Daniele e Anita, sull’esperienza del Volontariato alla Porziuncola, ed una giovane coppia il cui cammino era stato pensato dal Signore singolarmente legato alla Porziuncola.

Testimonianza di Marco e Loredana, una coppia che nel dolore ha saputo rimanere aperta alla vita ideando, insieme ad altre mamme e ai Frati la Festa degli Angeli.

La storia di Alessandra che giunta ad Assisi per cercare silenzio e pace è felice di aver trovato ad accoglierla la comunità dei Volontari della Porziuncola.

Esperienza dei Volontari della Porziuncola descritta brevemente in diretta da fr Daniele, responsabile dei Volontari, e da Anita: come lasciarsi sorprendere dalla gioia nel servizio.

Testimonianza di Alessia e Stefano: una giovane coppia di fidanzati che si sono conosciuti partecipando ai corsi che i Frati organizzano ad Assisi per i giovani e ora hanno deciso alla Porziuncola di donarsi l’uno all’altra unendosi in matrimonio.

Vocazione, pellegrinaggi e Perdono da Assisi a San Francisco

Nel pomeriggio di ieri Federica Grandis, inviata di TV2000, è tornata a Santa Maria degli Angeli per offrire a tutti i telespettatori dell’emittente televisiva esperienze e racconti legati alla Porziuncola o nati intorno ad essa.

Per Micol fondamentale è stato il fare memoria della fedeltà del Signore, anche nei propri momenti difficili, per far ritorno alla fonte dell’acqua viva: Gesù.

Testimonianza di Micol, una ragazza perugina che ha ritrovato l’acqua viva… un passo per volta, attraverso le esprienze della Parola che ha potuto fare durante i corsi per giovani ad Assisi.

 

Caro fratello e sorella, il Signore ti dia pace!

Da più di 35 anni accogliamo e accompagniamo giovani alla ricerca del progetto di libertà e d’amore di Dio.

Molti vengono a fare i nostri corsi e molto spesso per Grazia di Dio questa esperienza segna una svolta nella loro vita. Purtroppo però alcuni giovani hanno difficoltà a sostenere economicamente il loro percorso nelle varie esperienze che sarebbero utili al loro cammino di crescita umana e spirituale.

Bussiamo quindi alla tua generosità, chiedendoti di sostenere questa nostra missione come PUOI e VUOI! Ringraziandoti fin da ora ti affidiamo al Padre buono e ti lasciamo i dati per effettuare la tua donazione:
PROVINCIA SERAFICA DI SAN FRANCESCO – Aiuta i nostri giovani
IT 68 N 02008 38276 000103495789
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Frati SOG Assisi

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Un piccolo gruppo di francescani di Assisi, composti da 3 frati sacerdoti e da due suore, si recheranno a Londra per un lungo weekend di prima evangelizzazione.

A farne richiesta gli stessi Frati Minori inglesi che, dopo aver conosciuto le iniziative che i Frati svolgono da oltre 25 anni all’ombra della Porziuncola con giovani provenienti da tutta Italia, desiderano offrire ai giovani londinesi la gioia dell’incontro che, solo, ha la capacità di salvare la vita, di renderla piena e bella, di dissetare la sete più profonda del cuore umano.

È l’incontro con Cristo che motiva l’entusiasmo e che muove i Frati di Assisi, così come è per ogni cristiano, all’annuncio di pace: pace con Dio, pace con se stessi, pace con i fratelli e pace con il Creato. Innegabile la sete di pace che sempre renderà attuale Francesco d’Assisi, ma ancor prima e ancor più Colui che è la nostra Pace.

Viene naturale, dunque, specialmente tra fratelli, condividere l’esperienza di questi anni di annuncio in Assisi che si sono rivelati, per grazia di Dio, tanto fecondi, e provare a riproporre altrove una modalità che già in altre città europee (Madrid, Avila, Siessen), e non (dal Messico alla Terra Santa) sta dando buoni frutti.

A Londra si è scelto di iniziare con quello che in Italia chiamiamo “Corso Zero”, pensato per chi intende iniziare o ricominciare un cammino cristiano. Un Corso Zero, che anche a Londra terrà lo stesso nome in italiano, per scoprire che Dio è il primo a muoversi per raggiungerci lì dove siamo: nel dolore e nella morte, come anche nei sogni e nei desideri!

Corso Zero è rivolto a giovani dai 17 ai 33 anni e si svolge dal 23 al 26 ottobre (dalla cena di giovedì 23 al pranzo di domenica 26) presso la Domus Mariae Centre, 803 Chigwell Road, Woodford Bridge, Essex IG8 8AU.

Per iscriversi o per qualsiasi altra informazione, contattare:

Fr Danny ofm: 01635865353
Fr Juniper ofm: 01316612185
oppure mandare una email a corsozero@coldashcentre.org o accedere al sito Cold Ash Retreat and Conference Centre.

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Ad un passo dalla Professione Perpetua dei consigli evangelici

Chi sono, mi è stato chiesto, e come sono arrivato ad Assisi… è un po’ più complesso, ma proverò a fare una breve sintesi.

Diciamo che dopo un’adolescenza molto travagliata, non sarebbe tale altrimenti, no?!?… avevo ripreso a frequentare l’oratorio della mia Parrocchia, in cerca di qualche risposta ai grandi “perché” della vita, ma soprattutto alla ricerca di quella felicità piena, alla quale il cuore di ogni uomo anela profondamente.

Era nato un bel rapporto di amicizia con il mio parroco di allora e queste domande prendevano sempre più forza dentro me.

Nel marzo del 2000, nella mia parrocchia, sono arrivati i frati francescani per una missione popolare; era la prima volta che vedevo i frati, prima ne ignoravo anche l’esistenza… questi mi testimoniarono che questa felicità esiste ed è possibile viverla.

Carico di speranza sono partito con altri 70 giovani della parrocchia, in bicicletta, per il grande giubileo dei giovani a Roma; l’incontro con papa Giovanni Paolo II, a Tor Vergata, ha toccato in profondità il mio cuore e le sue parole che ancora oggi sono vive nella mia memoria sono: “È Gesù che cercate quando sognate la felicità”.

Quella felicità tanto anelata aveva un nome e un volto, Gesù Cristo! Da quel momento la mia ricerca di Lui non si è più interrotta.

Questo mi ha portato a mettere in discussione la mia vita, le mie relazioni, i miei desideri e bisogni.

Dopo alcuni anni sono giunto ad Assisi, e S. Francesco ha conquistato il mio cuore al Signore Gesù.

Sono stati anni di discernimento per conoscere la volontà di Dio Padre sulla mia vita, anni in cui ho fatto esperienza della Sua misericordia infinita, del Suo amore di Padre, ma anche anni di fatiche e lotte interiori per lasciarmi vincere da questo amore.

Gradualmente cresceva in me il desiderio di restituire la mia vita a Colui dal quale tutto ho ricevuto e così, nel settembre del 2005, ho maturato la mia scelta entrando in convento.

Consegnandovi uno stralcio delle grandi cose che Dio ha operato nella mia vita, il desiderio è quello di Maria Santissima: magnificare l’Onnipotente, e allo stesso tempo affidarmi alle vostre preghiere affinché mi custodiscano nel cammino.

di fr Diego

Diego è un giovane all’inizio del suo cammino nella vita francescana. Una testimonianza vera, concreta, che ha le sue radici nella gioia dell’incontro con Dio.

Sono consapevole che ogni nostro passo è accompagnato da Gesù e che il mio cammino è stato condotto da Lui e segnato dalla Sua premura.

Se potessi raccontare tutti i doni che ho ricevuto da Dio nella mia vita, non riuscirei più a finire.

In che modo mi ha interpellato Gesù? Ha bussato alla mia porta quando mi stavo rendendo conto, in fondo in fondo, di due cose.

La prima è che la mia vita era “doppia”: nonostante le innumerevoli attività in parrocchia, al di fuori di quell’ambiente ne combinavo un po’ di tutti i colori.

La seconda è che ero così perché avevo delle ferite da sanare. Gesù è venuto proprio per guarire quelle ferite, aveva il desiderio di mostrare tutta la potenza della sua Risurrezione.

Come ho scoperto tutto questo? Se ripercorro la mia storia, riconosco che la prima testimone della fede è stata mia mamma; ho visto in lei una fede sicura, certa, coriacea, tradizionale forse, ma fondata su basi solide, che l’ha sostenuta negli ostacoli della vita, rafforzando un naturale coraggio e una dolce caparbietà.

Da questa fede, però, riuscivo a trarre solo una religiosità fatta di pratiche che, se da bambino, potevano incuriosirmi, nel turbine dell’adolescenza appariva lontana dalle mie esigenze.

L’invito vero e proprio a camminare nella conoscenza di Gesù arriva d un sacerdote, il vice parroco della mia comunità, da poco giunto in parrocchia: giovane, gioca bene a calcio, simpatico, disponibile, sinceramente interessato a me… Mi chiede di far parte del gruppo parrocchiale.

Dopo un paio di rifiuti, accetto. Sono proprio le attività del gruppo, in particolare quelle estive, che mi segnano: mi accorgo che sentir parlare di Dio mi piace, anzi, di più, mi scalda il cuore. Anche pregare e stare con Lui mi dona gioia.

Sento che dentro di me c’è spazio per incontrarlo. Ma come ogni altro rapporto, anche quello con Dio, se non viene coltivato nelle perseveranza e nella sincerità, è destinato a spegnersi.Una delle grazie più grandi che ho ricevuto in questo periodo è stata la Missione popolare organizzata dai Frati di Assisi a Montegrotto, il Paese a pochi km da Padova da cui provengo.

Il terreno era stato preparato da una settimana estiva ad Assisi: accompagnavo un gruppo di ventenni, e la Parola di Dio preparata per loro, assieme alle testimonianze di frati e clarisse, segnarono una svolta per me!

La Missione giungeva a dieci anni di distanza dal primo invito ad entrare in parrocchia; dieci anni in cui il Signore mi aveva ricolmato di meravigliosi doni (un rapporto di coppia stabile, il lavoro, lo studio, l’impegno in parrocchia…), ma aveva creato in me anche forti domande e grande ricerca.

La Missione popolare mi aprì un orizzonte immenso, quello di un Dio che aveva un posto importante nella mia vita, che voleva donarmi tutto se stesso per permettermi di prendere parte alla sua risurrezione, che voleva trovare spazio proprio dentro la mia sofferenza, per permettermi di lodarlo e rendergli grazie per la guarigione da Lui compiuta.

Ho lasciato che lo facesse e in questo modo ho scoperto – dopo un cammino di discernimento che ho voluto divenisse prioritario rispetto a qualsiasi altra cosa – che il Padre aveva messo nel mio cuore il desiderio di totalità.

E per rendergli grazie, adesso sono qui.

 

Un’avventura senza fiato

Ecco la testimonianza di Aldo, Fulvio e Claudio Festa. Tre fratelli che, nello stesso tempo, hanno scoperto la chiamata a seguire più da vicino il Signore sui passi di san Francesco.

Parlare di se stessi è sempre molto difficile, se poi questo va diviso in tre la difficoltà si triplica:

– Chi dei tre scrive?…

– Il contenuto di chi scrive, piacerà agli altri due?…

– Ciò che è scritto, servirà a qualcosa?…

Troppe domande, e si rischia di preparare il terreno ideale alla “dolce tentazione” del non fare mai niente!… Tralascio, quindi, dubbi e perplessità e mi “immergo” risolutamente in questo scritto-testimonianza nella santa speranza di glorificare Dio anche così!

Subito mi nasce impellente una domanda: “da dove comincio?”. Credendo di essere originale, mi dico: “comincio dalla fine”… e mi compiaccio della trovata, ma un attimo dopo mi chiedo in che modo potrò arrivare al principio della storia se comincio dalla fine?… Boh, ci provo!

Se si guarda a ritroso la propria storia che, nel mio caso, è strettamente legata a quella dei miei due fratelli, – Claudio e Fulvio – si ha quasi sempre l’impressione che la vita appaia in una sua “logica illogicità”… che scorra, cioè, così come deve scorrere malgrado te, malgrado gli altri, malgrado le cose,… quasi che il soggetto sia vittima passiva di un gioco sottile e impenetrabile, sfuggevole a ogni logica comprensione a vantaggio di un Dio inesistente che per di più si chiama “caso”.

Ma se questa panoramica a ritroso della propria vita non si svuota di questo Dio inesistente, la sintesi migliore che se ne potrebbe trarre è che ogni uomo sia irresponsabile e incolpevole di fronte a se stesso, agli altri e al mondo… come se fosse privo di ogni volontà! Ed è “la sintesi peggiore”!

Chi, al contrario, ha la grazia di fare continuamente esperienza di Dio, quello vero, non può certamente cadere in questo grossolano errore di valutazione ed è chiaro che, inevitabilmente, sia portato a contrastare il credo dei non-credenti e di quelli che del “caso” ne fanno il proprio dio… Non è a caso, infatti, che Claudio e Fulvio siano diventati sacerdoti… come non è a caso che io, oggi, mi trovi alla Porziuncola a svolgere il servizio di accoglienza dei pellegrini in Basilica…

voglio dire, insomma, che è il Dio dell’alleanza che da sempre manovra i fili della storia e il caso non c’entra proprio per niente…

Forse, su questo punto, i discendenti di Darwin si agiteranno un po’ e già ne avverto lo sguardo sbieco… ma poco importa!

Dopo venti anni l’abito francescano continua a “vestirci di marrone” e credo di non esagerare se affermo che forse mai abbiamo avvertito un senso di disagio o di stanchezza nell’indossarlo, a riprova del fatto che forse il Signore non si sia affatto sbagliato a chiamarci a questa vita… “di consacrazione”, s’intende. La fatica, semmai, sta nell’essere coerenti sempre con quello che tale chiamata comporta… ma questo è un altro discorso.

Essendomi, comunque, imposto di partire dalla fine, ritorno, chiaramente, al giorno della ordinazione diaconale dei miei due fratelli, la cui celebrazione si è svolta nella nostra parrocchia di origine, a Milano.

Potrei intitolare quel giorno “la festa dei Festa”; …c’erano tutti… anche quelli che non avrei mai pensato che ci fossero e mentre li guardavo pensavo che Dio non smette mai di stupire…ed ero contento… ed ero felice!

Coglievo dallo sguardo di tutti, però, una domanda in sé lecita che però nessuno osava fare ma la cui formulazione mi era ben chiara e precisa e a caratteri ben grandi come si addice alla mia poca vista: “Perchè loro due si e tu no?”. Una domanda scortese? No, non credo proprio… giusta, direi… e l’avrei accolta serenamente e benevolmente con qualche risposta da dare senza però tralasciare la migliore: “Dio ha pensato per me ciò che per me è il meglio… restare frate laico” e anche di questo sono contento.

Al canto litanico dei santi, nel momento della prostrazione, faceva seguito nella mia mente un altro canto anch’esso litanico, quello dei ricordi… sempre uguali, sempre quelli, ma sempre veri! Guardavo loro due prostrati e stentavo a credere che fossero gli stessi miei fratelli coi quali avevo, in un certo senso, convissuto la stessa storia. Come in un film, quei ricordi mi passavano velocemente nella mente simili a fotogrammi irripetibili  ora velati, ora chiari, ora vivi.

È incredibile come spesso il passato si faccia presente in modo sorprendente e mirabile e così palpabile da avere quasi la sensazione che ciò che è stato continua ad essere e ad esistere ancora oggi! Intendo dire, cioè, con la stessa energia ed emozione coi quali quei fatti furono vissuti e non solo, ma anche  con la stessa ansia e la stessa angoscia, la stessa gioia e la stessa speranza, gli stessi odori e gli stessi profumi! Senza rimpianti, ovviamente, perché il presente sempre si avvale del passato per ricavarne il frutto migliore: l’esperienza!

Questa è la forza della memoria quando sa farsi discepola della Verità e il risultato che ne consegue non può essere che uno solo: diventare adulti.

Ora la stola diaconale sigilla la nuova dignità dei miei due fratelli all’interno della chiesa dove anch’io, diacono senza stola, ma uguale nel servizio, mi avvio a continuare con essi una storia mai finita, ancora in tre, insieme, ma in modo nuovo, diverso e con tante altre cose ancora da dire. Ma ritornando al “già detto e fatto” vedo come il film dei ricordi, presenti tre ragazzi ancora giovani e inesperti immersi nel duro mondo del lavoro milanese fra fabbriche e fumi industriali.

Un’infanzia spesso difficile segnata dal cambiamento di cultura e di ambientazione che sempre sta fra il nord e il sud. Dall’ombra del Vesuvio alla “montagnetta di San Siro” il passagio è radicale, forte e si fa sentire a tutti i livelli e in tutti gli ambiti sociali: scuola, mentalità, lavoro, cultura, economia ….

Si aggiunga a questo, poi, la fatica di tutti i giorni dove le cose da fare erano davvero molte ma la più urgente rientrava nei canoni tipici delle famiglie numerose del sud (undici persone la nostra): “salvare la disastrosa situazione economica familiare…e non era cosa da poco!

E la fede?… La religione?… La Chiesa?… Dov’era tutto questo?

Roba dell’altro mondo, nel senso che veramente sembrava appartenere a un altro mondo e non in quello reale… qui, neanche a parlarne… Ci sembrava “roba” per chi non avesse grossi problemi da risolvere per chi, insomma, poteva, in qualche modo, permetterselo. Non c’era tempo per questo! Nessuno ci aveva mai insegnato o detto o forse si, non ne sono sicuro, o non l’avevamo mai capito, che Dio e soprattutto Dio fa parte della nostra stessa sopravvivenza. Lo scoprimmo tardi, molto tardi, ma non tardi abbastanza per non poterlo amare.

Lo scoprimmo ad età ormai adulta, io a trentacinque anni e loro due, anno più anno meno, siamo lì… Lo scoprimmo dopo aver fatto e vissuto esperienze molto dure e sofferte e sulle quali non mi soffermo per ragioni diverse…. soprattutto perché ciò richiederebbe tempo e “spazio”! Più volte, però, ne abbiamo parlato e lo abbiamo testimoniato e già molti conoscono la nostra storia.

Poi le cose, man mano, si aggiustarono… tutte… una ad una… soprattutto economicamente e quando sembrava che potessimo finalmente crogiolarci ai raggi di un sole conquistato ecco che, improvvisamente Lui, il Signore della storia, veniva a sconvolgere di nuovo tutte le cose… Come?… In che modo?… Un’esperienza con Dio è sempre un’esperienza personalissima e perciò difficilissima da raccontare e quindi non la racconto! Mi dispiace per i più curiosi…

Posso solo dire, senza fare della retorica o entrare nel sentimentalismo, che quell’esperienza fu davvero un incontro d’amore e ne ricordo il giorno, la data, l’ora. Non si può dimenticare un incontro da cui doveva germogliare un fiore inatteso: la pace, la pace del cuore…

Così fu e così è… ancora!

Se all’amore si risponde con l’amore era inevitabile che, prima o poi, dovesse avvenire un altro incontro…e avvenne; quello con san Francesco d’Assisi… e da allora, il saio francescano doveva coprire una moltitudine di peccati… e ancora li copre… ahimè!

Poi il seguito; il probandato, il noviziato, gli studi teologici, la professione solenne, il diaconato… tutto come una scommessa… ma tutto per grazia di Dio! Un’avventura senza fiato, ma con tanta pace nel cuore e tanta serenità. Concludo questo breve ricordo, molto sintetizzato, della nostra storia guardando, stupito, l’intrigo di rampicanti e rovi che ci siamo lasciati alle spalle e, sempre stupito, contemplo ora la ridente radura che ci è davanti!

E la fede, vissuta nella Chiesa, che un tempo consideravo “roba dell’altro mondo”, ora è qui, nell’ampio spazio che mi circonda. E sono contento così.

«Pace e bene!»: frate Francesco Piloni ci accoglie con il consueto saluto francescano. Quarantacinquenne dalla voce giovanile e coinvolgente, da 13 anni è il responsabile della pastorale giovanile dei Frati minori dell’Umbria. P. Francesco partirà per Londra, con altri due frati e due suore – tutti impegnati nel Servizio Orientamento Giovani – per proporre ai giovani inglesi ilCorso Zero, uno dei corsi organizzati dalla fraternità di Assisi.

Sono stati i Frati minori londinesi a chiamare i confratelli italiani: l’esigenza è il primo annuncio,per ragazzi e ragazze dai 17 ai 33 anni. Ad Assisi ogni volta Corso Zero conta circa 200 partecipanti: i giovani arrivano perché hanno trovato l’invito via internet o, per lo più, per passaparola. «Noi poi, come Servizio Orientamento Giovani, siamo “Chiesa in uscita”», racconta frate Francesco, «andiamo nei pub, nelle discoteche, nelle palestre, nelle scuole. Dove si trovano i giovani. Ci chiedono: “Perché sei qui?” e la nostra risposta li disarma: “Per incontrare te. Per farti domande importanti. Per esempio: sei felice?». 

Ma facciamo un passo indietro. Il Servizio Orientamento Giovani è nato 36 anni fa. Un’esperienza significativa ed esportabile «perché l’annuncio del Vangelo è molto semplice e funziona ovunque», precisa frate Francesco. Il Corso Zero è nato invece una ventina di anni fa. «Nei due corsi fondamentali, quello vocazionale alla vita e di vocazione all’amore (il corso fidanzati), molti arrivavano senza le categorie per ascoltare una catechesi già sostanziosa, perché era venuta meno una prima evangelizzazione. Ci sono molti “comportamenti religiosi” ma è assente la dimensione personale e intima con Dio, la dimensione della spiritualità. Il Corso Zeroparte dai concetti fondamentali della fede. Si va alle radici del significato delle parole, quelle che ascoltiamo nelle Scritture. Diciamo da subito ai ragazzi che una fede matura è quella che cerca le ragioni del proprio credere. Questo lo comprendono, perché fede e ragione non sono in opposizione, come ci ha insegnato anche papa Wojtyla in Fides et ratio. Un’altra finalità è riuscire a scostarli dal pericolo di cercare continuamente risposte. Noi non diamo risposte, ma creiamo le domande giuste. Quando scoprono che c’è un Dio che li ama per come sono e non li giudica, allora è liberante».

Il Corso Zero è già stato proposto fuori Italia: «Siamo stati a Madrid due volte. Due anni fa in Germania. È stato frate Danny di Londra, responsabile della pastorale giovanile, che già ci conosceva, a chiamarci. I nostri frati là non hanno libertà di movimento e annuncio, si occupano delle parrocchie. Fra Danny e frate Ginepro sono venuti ad Assisi e hanno vissuto il Corso Zero. Ci avevano chiesto di poter replicare a Londra questa esperienza. Stanno vivendo una grossa crisi al nord, manca il contatto con i giovani. I Francescani inglesi hanno poca esperienza nella dimensione di primo annuncio, manca una pastorale giovanile di strada».

«Nel Corso Zero diciamo: “Ricordatevi che i primi passi della fede si fanno al buio. Non pensate di iniziare a camminare quando avrete già tutto chiaro, perché non partirete mai. Ci sono i fratelli e c’è la Chiesa che ti prende per mano”. Dio ha portato fuori Abramo e gli ha detto di contare le stelle, se era giorno non le avrebbe neppure viste. Il buio, talora, è funzionale».

Il Corso Zero, residenziale, dura tre giorni e mezzo: un viaggio che si dispiega idealmente su sei città, con un itinerario di catechesi. Dove sei (da che punto parti), dove vai (la meta) e per quali strade passi. «La catechesi propone sette modi di stare nella vita che ti fanno urlare, come nel quadro di Munch,L’urlo. Modi inconcludenti, che povero ti trovano e povero ti lasciano, urlante. Fino ad arrivare all’ottavo modo di stare nella vita: quello del pellegrino». I giovani, nei giorni successivi, saranno pellegrini in sei città, che rappresentano sei passaggi: da Babele, simbolo di ogni confusione, a Ur dei Caldei, la città di Abramo (differenza tra religione e fede). Poi Gerusalemme, in cui viene annunciato il kèrygma; Roma, con una catechesi sulla Chiesa, madre e maestra, e poi Assisi, la città dell’uomo che si conosce come figlio di Dio. Fino all’ultima città… quella in cui vive ciascun giovane, per continuare a essere pellegrino li».

P. Francesco, prima di prendere i voti, era fidanzato e laureato in Psicologia clinica a Padova: «Poi ho incontrato il Signore e ho mollato tutto. Mi sono occupato di pastorale familiare. L’attenzione all’umano c’è sempre stata. Volevo essere missionario, andare in Africa e in Brasile, dov’ero già stato: desideravo spendermi in una Chiesa povera».

Al congresso capitolare, in cui si decidono le obbedienze, viene creata una fraternità che si occupa a tempo pieno dell’accoglienza, della catechesi e dell’accompagnamento dei giovani. «Mi hanno chiesto di guidarla. Sono saltate le mie missioni all’estero», prosegue il religioso. «Quando le cose stupiscono io però ci vedo l’intervento di Dio. Un giorno, in preghiera, sento un pensiero lucido che mi sembrava non venisse dalla mia testa ma dal Signore: “Vedi, se tu andavi eri uno: sono già almeno nove i frati e le suore che hai accompagnato e che ora sono in missione’: Ho capito che la vita, quando la perdi, la trovi. Per me essere missionario oggi significa accompagnare i giovani a riscoprire la bellezza del Vangelo e delle loro vocazioni. È la mia paternità: da giovane resistevo al Signore perché volevo dei figli. Eccoli i miei figli».

Quando gli chiediamo cosa si aspetta dal Corso Zero a Londra, risponde: «Ci aspettiamo il massimo, il meglio, tutto il possibile. La cosa più triste è chi si accontenta».

Intervista a p. Francesco Piloni OFM
di Donatella Ferrario
per il periodico San Paolo CREDERE n. 44 del 2/11/2014

Ecco le foto della Missione!

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La catechesi di fra Francesco Piloni in Basilica

Scarica da qui il testo della catechesi Capodanno 2015 Qui e ora. Ora è qui

I video mostrati durante la festa in Palestra

Il video introduzione dell’ospite presente

L’omelia della messa della vigilia in Basilica