“Li mandò a due a due..” per sicurezza,noi,siamo stati mandati in sessanta. Destinazione Roma – Centocelle – Missione Giovani.

Mi piace viaggiare in treno, guardo fuori e un po’ mi fa ridere questo viaggio inaspettato, un SI un po’ incosciente e curioso. Non è da nemmeno un anno che frequento Assisi e quante cose si sono trasformate, quante avventure, quanti incontri. Ma il mio incontro-scontro con i frati, in realtà avviene tre anni fa, proprio in una missione giovani, a Bologna, la mia città.

La missione a Bologna per me è stato un punto di ripartenza, riscoprire ciò in cui credevo di credere. E’ stato talmente sconvolgente che prima di andare ad Assisi ci ho messo due anni, insomma, mi ci è voluto un po’ per metabolizzare e decidere di partire sul serio, di intraprendere un cammino e realizzare il desiderio di felicità.

Ed ora in questo cammino sono stata chiamata, insieme ad altri sessanta, fra ragazzi, frati e suore di Assisi a testimoniare il mio incontro con la Misericordia di Dio ai giovani di Roma che incontreremo, a sperimentare la strada degli Apostoli, a restituire ciò che abbiamo ricevuto.

Ognuno, con il suo bagaglio e le sue paure, ha lasciato la sua piccola realtà per essere incontro, per essere sguardo, mani e piedi della Parola, di quella che ci ha riempito la vita,della Parola che per me è diventata Bellezza.

La mia preparazione apostolica non è delle migliori, ho qualche problema con il numero di tuniche, sandali e contenuto della bisaccia, nel dubbio porto un po’ di tutto, cercando di avere un piccolo appiglio sicuro in questo viaggio che non so proprio cosa mi riserverà.

Sperimentare il dono dell’Amore di Dio è il dono più bello che si possa ricevere, sperimentare l’essere dono lo è ancora di più.

Il dono nasce già dalla chiamata, da quello Sguardo che si fida di te, te che non sai nemmeno da che parte sei girato; quello sguardo che ti ama, ti accoglie per come sei e ti affida la sua vita. Ci è stata affidata la Sua bellezza per esserne testimoni, la sua luce per essere speranza, il sale per essere gusto e nutrimento, lievito per far crescere i desideri belli del cuore.

Essere missionario è fare esperienza del Suo cuore, è lasciar perdere il tuo io e far spazio a Lui.

Nessuna pretesa di riuscirci ovviamente, consapevoli di quanto il nostro cuore sia limitato e di quanto il Suo amore sia eterno. Ma quanta gioia anche solo sperimentarne un pochettino!

Ma come può l’infinito dentro un piccolo cuore umano? Solo se non trattieni niente per te, solo se ti fai strada puoi vivere i fratelli, puoi essere canale e strumento della benevolenza di Dio, canale e strumento delle sofferenze degli altri.

La missione è davvero qualcosa che puoi toccare, è esperienza di Vita piena.

Piena di sguardi, di occhi che ardono, occhi luminosi, che sorridono, che cercano conforto, occhi persi che desiderano la felicità, occhi impauriti, occhi che vogliono amare, che cercano, curiosi della vita, occhi che si difendono, occhi che nascondono, occhi che si lasciano amare; occhi che rimangono nel cuore.

Ho scoperto tante cose di me negli occhi dei fratelli che ho incontrato, ho visto il mio riflesso, le paure del passato, le mie riserve, la ricerca di uno sguardo d’amore che ho sperimentato tante volte, la paura di essere scoperti, perché negli occhi si vede ciò che sei, sei nudo, spogliato delle tue maschere, gli occhi sono la strada che porta diritta al cuore, alla tua parte più intima.

E’ una grazia enorme poter avere gli occhi dei discepoli, che scrutano la realtà, che sanno vedere la verità, quegli occhi che sanno riconoscere nel tuo fratello, nel tuo prossimo, Gesù.

Questo allora cambia tutto, le tue relazioni nascono dall’accoglienza, dal riconoscere la sacralità dell’altro, nel vedere in ogni fratello la luce di Dio, nel riconoscere nel fratello la fragilità e l’umanità di Dio. Da qui nasce la compassione, sperimentare nel tuo cuore le gioie e le sofferenze del fratello. Sentire il cuore che batte davvero insieme a quello di chi ti sta accanto.

E non importano più le differenze di opinione, le differenze di vita, quel tuo fratello ha il tuo stesso cuore, gli stessi occhi che desiderano solo essere amati, e ogni persona che incontri nel cammino è parte di te, e ogni incontro che fai diventa parte di te, questa vicinanza allora ti chiede solo una cosa: condividere tutta questa bellezza che porti nel cuore e donare all’altro una parte di te. Non ha importanza perdere qualcosa di te, perchè sai che diventerà parte del fratello. Non ha importanza la paura di mettersi a nudo, di togliere le maschere, non ha importanza proteggersi, perchè un cuore chiuso non batte con quello degli altri, è solo, ripiegato sul suo ritmo, solo un cuore spogliato può incontrare e farsi vicino al battito del prossimo e prendersene cura.

E non c’è modo migliore del prendersi cura che restituire ciò che hai ricevuto e servire chi ti sta accanto.

Restituire è il contrario di possedere, restituire è imparare ad essere grati, rendersi conto che non sono le tue capacità a renderti un bravo missionario, ma semplicemente il desiderio di far sperimentare cosa vuol dire essere amati  per ciò che si è.

Ma per far sentire amato chi ti sta di fronte è necessario saper accogliere, e questo è veramente faticoso, perchè sa accogliere chi ha accolto per primo sè stesso, perchè l’ incontro con l’altro parla sempre di te, le resistenze verso l’altro sono esattamente lo specchio che non vorresti mai avere di fronte, e allora per accogliere bisogna mettere da parte davvero il proprio IO, rendersi conto che se rimani IO, non potrai che restare da solo, senza un TU da accogliere non esiste relazione, non esiste amore.

Ogni esperienza di amore gratuito è un’esperienza di sconfitta, è perdere qualcosa a cui ti attacchi da una vita, e perdere diventa l’esperienza più liberante che ci sia; la vittoria più bella perchè fa spazio all’amore.

Si crede anche che chi serve sia lo sconfitto, ma solo un vincitore si sa abbassare, solo chi vince l’idea di essere perfetto sarà libero, solo chi vince l’istinto di prevaricare sul fratello, che è parte di te, saprà amare. E amare è servire: amare gratuitamente è essere libero.

La missione, essere apostoli è fare esperienza del cammino di Gesù, dei suoi sentimenti; è sperimentare la Pasqua, prendere la propria vita è restituirla, facendosi testimonianza.

Consumarsi per gli altri, testimoniare, ci ha dato l’opportunità di essere vita attraverso la nostra vita, di essere speranza attraverso i nostri i nostri occhi, le nostre mani, le nostre fatiche; ci ha permesso di fare delle nostre morti, vita per gli altri.

Ogni volta che abbiamo perso qualcosa di noi, abbiamo guadagnato qualcosa per chi ci stava accanto.

Missione è essere fecondi; è generare vita secondo il Suo cuore.

Sofia