Per Iniziare un cammino di fede

Corso Zero
per ricominciare un cammino cristiano

  • 06 agosto – 09 agosto 2020
  • 29 ottobre – 01 novembre 2020
  • 03 gennaio – 06 gennaio 2021
  • 29 aprile – 02 maggio 2021
  • 06 agosto – 09 agosto 2021
  • 29 ottobre – 01 novembre 2021

Marcia Francescana
per fare esperienza del perdono del Padre

  • 25 luglio – 04 agosto 2021

Capodanno in Assisi
ringraziamo insieme il Signore per l’anno appena trascorso e affidiamo solo a Lui il nostro avvenire

  • 31 dicembre 2020 – 01 gennaio 2021

Tu sei il Sogno di Dio
per giovanissimi (16 – 18 anni)

  • 13 febbraio – 16 febbraio 2021
  • 17 giugno – 20 giugno 2021

 

Per coltivare la relazione con Dio e imparare a conoscere sé stessi

Corso Amare come…
itinerario per la conoscenza di sé e di Dio

  • MADDALENA 07 maggio – 09 maggio 2021

Corso Fidanzati
fondamenti biblici dell’amore

  • 22 ottobre – 25 ottobre 2020
  • 21 gennaio – 24 gennaio 2021
  • 22 aprile – 25 aprile 2021
  • 08 luglio – 11 luglio 2021
  • 21 ottobre – 24 ottobre 2021

 

Per approfondire la propria fede e scoprire il progetto di Dio nella propria vita

Corso Vocazionale
ogni vita è vocazione

  • 16-21 agosto 2020
  • 29 settembre – 04 ottobre 2020
  • 03-08 dicembre 2020
  • 26-31 dicembre 2020
  • 30 marzo – 02 aprile 2021
  • 15 agosto – 20 agosto 2021
  • 23 agosto – 28 agosto 2021
  • 01 ottobre – 06 ottobre 2021
  • 03 dicembre – 08 dicembre 2021
  • 26 dicembre – 31 dicembre 2021

Atti 2,1-12

Sventura grande nella scrittura non avere profeti, non sapere leggere ciò che accade con il pensiero di Dio. Lo Spirito Santo, ti trova così come sei: stanco, impaurito, cieco, zoppo ma se sei aperto alla Grazia, alla Forza dall’alto, la vita te la restituisce come Lui la sogna, felice, libera, consegnato, nuovo, eterna.  Il corpo del Risorto è grondante di Spirito Santo: per 50 giorni incontra, parla, mangia con i suoi: Gesù è venuto a liberare la nostra libertà e vuole che restiamo liberi. Quando se ne và, non ci lascia orfani, ma figli di Dio, invasi dallo Spirito Santo, riempiti dal vento Santo. Invasione, pienezza che è liberante perché dove c’è lo Spirito, c’è libertà, come dice Paolo. Invasione, pienezza che ci rende dedicati al Vangelo, ai fratelli, al Regno di Dio! È lo Spirito il grande protagonista della storia della salvezza. È lo Spirito che vuole invadere te, riempire la tua storia di figlio amato: allora “lascia che la grazia del tuo battesimo fruttifichi in un cammino di santità, lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine, scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo” (Gaudete et Exultate 15).

Bellissima la domanda finale del brano ascoltato: Cosa significa questo? Che cosa significa tutto questo per noi? Dio vuole stringere una alleanza con te, un patto d’amore e lo fa attraverso lo Spirito Santo: come? Lo Spirito Santo dona doni!

SAPIENZA: “Questo, però, non nel senso che ha una risposta per ogni cosa, che sa tutto, ma nel senso che «sa» di Dio, sa come agisce Dio, conosce quando una cosa è di Dio e quando non è di Dio. Il cuore dell’uomo saggio in questo senso ha il gusto e il sapore di Dio” (Papa Francesco). Che belli i cristiani così! Sapienza non è erudizione ma è il sapere mettere insieme le perlelegandole, per evitare che vadano a perdute. Leggere questo tempo (ma sempre) con la sapienza di Dio e unificare con un filo d’oro le perle che Dio ci ha regalato, imparando da tutto. Il cuore di Maria è un cuore sapiente perché è un laboratorio della fede: mette insieme una ad una le perle, custodendo anche ciò che non comprende ora! Chi ha perso la sapienza? Adamo perché il serpente ha tagliato i fili che tenevano insieme le perle e quindi perdendo l’amicizia con Dio, perde la felicità e diventa saccente à crede di sapere lui ciò che è bene e male. Sapienti sono Pietro e Paolo che si fermano per verificare e pregare dove andare, cosa fare, il senso di un fallimento. INTELLETTO: il dono dell’intelletto permette di “intus legere”, cioè di “leggere dentro”, leggere nelle profondità: questo dono ci fa capire le cose come le capisce Dio. Noi sempre volgiamo capire: capisco, quindi controllo, quindi sto tranquillo! Ma alcune cose non le capiremo mai: Papa Benedetto parlava di intelletto d’amore e la scuola francescana non lasciava mai alla sola ragione umana la comprensione delle verità. Ci vogliono insieme ragione, fede e affetti! Come diceva bene Pascal: “Le cose umane bisogna capirle per amarle: le cose di Dio bisogna amarle per capirle”. Noi conosciamo quello che impariamo ad amare. Pietro e Paolo sono stati formati nelle loro interiorità a conoscere in un altro modo, con la Forza dall’alto: tutti vedevano persecuzione e fine, loro vedevano fecondità, possibilità, occasione. CONSIGLIO: Questo dono dello Spirito Santo aiuta l’arte della decisione. È il dono necessario per saper scegliere: scegliere è preferire e, dunque, saper perdere qualcosa. La vita è gioia di cose che ricevi e di cose che ti prepari a perdere. L’avaro è colui che non vuole perdere nulla, è l’immagine di chi non si decide mai. S. Francesco era povero per lucidità, per esercitare il consiglio, per essere libero e non dover difendere nulla. “Il consiglio è il dono con cui lo Spirito Santo rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione con Dio, secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo” (Papa Francesco). Chiedi a Dio il dono di un accompagnatore spirituale perché ti aiuti a guarire la memoria, ad allargare lo sguardo, a perdere per trovare e imparare a riconoscere-interpretare-decidere: è un processo per non rimanere in eterno nella rotonda. Le paure del futuro rivelano spesso le ferite del passato. Pietro e Paolo ascoltano la realtà, la valutano a partire dall’esperienza di Gesù e scelgono come far lievitare la Chiesa. Stai attento: oggi tanti che ti dicono la loro opinione, idea…il dono del consiglio per come stare oggi dentro questo tempo per sceglierlo e non subirlo: le cose accadono ma tu puoi scegliere come starci dentro! Che libertà! FORTEZZA: Lo Spirito Santo ti mette dentro la forza per vivere con coraggio e audacia; non trascinandoti. La fortezza è per tirare fuori la tua bellezza. Dio cerca il tuo aspetto più alto, più nobile perché è la tua verità. Come fai a vedere se hai fortezza? Affrontando i problemi: le fatiche ci sono e sono date per crescere, per tirare fuori il meglio di te. Ciò che ti resiste ti è utile, ciò che ti resiste ti struttura! Perché tu viva una vita alta, nobile, bella tu puoi essere riempito di parresia (franchezza, il coraggio, la verità con carità!). Lo Spirito Santo è il nostro allenatore. Ti chiede di fare fatica, ti incita al sacrificio ma per una gran bella vittoria! Giovanna d’Arco: Bisogna dare battaglia perché Dio doni vittoria!       Serve la fortezza per portare ardore e fuoco dove c’è grigiore. Chi ha la parresia non segue solo la pista ma la inventa, accoglie la sfida della la porta stretta. La debolezza di Pietro e Paolo vissuta per Cristo, con Cristo e in Cristo è diventata passione missionaria: perché “Tutto posso in Colui che mi dà la forza!” (Fil 4,13). SCIENZA: questo dono ci apre alla contemplazione del creato, della casa comune, allo sguardo di Dio che vede in tutto bellezza. “Il dono della scienza ci pone in profonda sintonia con il Creatore e ci fa partecipare alla limpidezza del suo sguardo e del suo giudizio” (Papa Francesco). Vedere nella bellezza del creato le tracce del Bellissimo. C’è un fine grandioso e nobile nelle cose: l’uomo immagine di Dio à riuscire a vedere in te, nell’altro, nella creazione il piano segreto di Dio, il suo sogno: la fraternità universale. Il mondo creato nato dalla creatività di Dio. Nella Laudato si’ Papa Francesco 5 anni fa richiamava tutti a una conversione ecologica che non è solo essere green ma è un metodo per abitare la realtà; è ciò che ci ha poi detto il 27 marzo 2020 in Piazza San Pietro, sotto la pioggia in quella serata unica: “In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”. Non ci salviamo da soli! È lo sguardo di Pietro e Paolo sulle persone malate, ferite, tribolate dalla vita: dare loro quello che hai; dare con qualità! PIETA’: è il dono che suscita un affetto filiale con il Signore, un’amicizia intima. È una tenerezza che provi per Dio, un senso di dolcezza e di gioia nel pensare a Gesù, il sentirti onorato di essere Suo figlio. Porta ad avere il senso della figliolanza. “Si tratta di una relazione vissuta col cuore: è la nostra amicizia con Dio, donataci da Gesù, un’amicizia che cambia la nostra vita e ci riempie di entusiasmo, di gioia. Per questo, il dono della pietà suscita in noi innanzitutto la gratitudine e la lode” (Papa Francesco). Ma se siamo figli, siamo fratelli tra noi. Pietro e Paolo non possono più pensarsi senza le comunità dei fratelli e sono molte le lacrime versate mentre seminano la Parola, ma più grande è la gioia nel raccogliere i covoni! Il card. Comastri racconta di aver chiesto a Madre Teresa: “Perchè i suoi occhi sorridono tanto?”. La risposta fu semplice: “Perché le mie mani hanno asciugato molte lacrime!”. Vuoi avere un cuore di carne, vuoi avere la pietas? Sporcati le mani con le lacrime, le sofferenze e i sorrisi dei poveri. E fallo presto prima che la durezza del cuore ti prenda tutto. Alda Merini scrisse: “Chi regala le ore agli altri vive in eterno”. Perché: Tutto ciò che è fatto nell’amore, non muore mai! TIMOR DI DIO: non è la paura di Dio ma l’abbandono alla bontà del Padre che ci vuole tanto bene. È il dono dello Spirito che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte a Dio e al suo amore e che il nostro bene sta nell’abbandonarci con umiltà, con rispetto e fiducia nelle sue mani. L’abbandono è la fine di tutte le paure mi dice sempre il mio padre spirituale! Commossi e conquistati dal suo amore Pietro e Paolo, sono figli della Luce pasquale, splendono e fanno splendere la luce della fede, la gioia del Vangelo. È irresistibile la forza dell’amore e ti porterà dove tu non andresti mai: ma l’amore di Dio fa fare follie oltre il proprio interesse! Avrete forza dall’altro e mi sarete testimoni fino ai confini della terra. In Gaudete et Exultate, c’è un passaggio che ti consegniamo: Più vivi, più umani. G.E. 32. Non avere paura della santità. Non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere….33. Ogni cristiano, nella misura in cui si santifica, diventa più fecondo per il mondo. 34. Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia. In fondo, come diceva León Bloy, nella vita «non c’è che una tristezza, […] quella di non essere santi».

Domanda. Al termine di questo percorso Forza dall’alto, riconosci e interpreta cosa questo tempo di pandemia ha evidenziato come potenzialità e limite in te. Covid 19, come un evidenziatore, può farti un servizio per diventare più adulto nella umanità e nella fede. Alla luce di questo discernimento personale, decidi con il tuo accompagnatore, cosa lasciare e cosa coltivare per entrare nella tua vocazione e missione.

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Siamo nel 1224. Sul monte della Verna Francesco aveva ricevuto nella carne le stimmate che lo rendevano del tutto somigliante a Cristo crocifisso. Spossato dai digiuni e dalle malattie, cieco e quasi agonizzante, Francesco soffriva in tutto il corpo e forse ancor più nell’anima. I valori evangelici che aveva cercato di vivere, venivano contestati a volte perfino tra i suoi frati. Nella vita di Francesco, scende la sera.

Tornando dalla Verna, Francesco si fermò nel monastero di San Damiano. Le sofferenze non davano tregua a Francesco. Una notte, riflettendo alle tante tribolazioni che aveva, Francesco disse in cuor suo: “Signore, vieni in soccorso alle mie infermità, affinché io sia capace sopportarle con pazienza!”» (F.F. 1614). E nel corso di tanta agonia «subito gli fu detto in spirito: “Fratello, dimmi: se uno, in compenso delle tue malattie e sofferenze, ti donasse un grande prezioso tesoro, come se tutta la terra fosse oro puro e tutte le pietre fossero pietre preziose e l’acqua fosse tutta balsamo: non considereresti tu tutte queste tribolazioni come un niente, come cose materiali, terra, pietre e acqua, a paragone del grande e prezioso tesoro che ti verrebbe dato? Non ne saresti molto felice?”. Rispose Francesco: “Signore, questo sarebbe un tesoro veramente grande e inestimabile, prezioso e amabile e desiderabile”. E gli disse: “Allora, fratello, rallegrati e giubila pienamente nelle tue infermità e tribolazioni; d’ora in poi vivi nella serenità, come se tu fossi già nel mio Regno”» (F.F. 802). Una gioia soprannaturale invade in un istante l’anima di Francesco: la gioia della certezza del regno […]» (F.F. 90). La mattina seguente, Francesco chiamò i compagni e, non stando più in sé dalla gioia, si mise a cantare loro il Cantico delle Creature che aveva appena composto.

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria
e l’honore et onne benedizione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfane,
e nullu homo ène dignu Te mentovare.

Laudato si’, mi’ Signore,
cum tutte le Tue creature,
spezialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno
et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante
cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si’, mi’ Signore,
per sora Luna e le stelle:
in celu l’ai formate
clarite e preziose e belle.

Laudato si’, mi’ Signore,
per frate Vento
e per aere e nubilo
e sereno e onne tempo,
per lo quale a le Tue creature
dai sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore,
per sor’Acqua,
la quale è multo utile et humile
e preziosa e casta.

Laudato si’, mi’ Signore,
per frate Focu,
per lo quale ennallumini la notte:
et ello è bello e iocundo
e robustoso e forte.

Laudato si’, mi’ Signore,
per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta e governa,
e produce diversi frutti con coloriti fiori et herba.

Laudato si’, mi’ Signore,
per quelli ke perdonano per lo Tuo amore
e sostengo infirmitate e tribulazione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore,
per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po’ skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.

Laudate e benedicete mi’ Signore et rengraziate
e serviateli cum grande humilitate.

Grazie a questo guardare negli occhi ogni cosa e ogni persona, nel 1224 comincia con il Cantico delle creature la nostra letteratura: comincia bene-dicendo, all’opposto del nostro spesso quotidiano dire-male di cose e persone, o male-dirle di continuo. Dal Cantico impariamo che chi loda non odia, chi stima ama. Il Cantico delle creature è il recupero in profondità di quello che le cose sono: segni che manifestano Dio: nasce da una contemplazione del cuore. Francesco canta la creazione sentendola con gli occhi interiori, gli occhi dello Spirito. La creazione più che vivere fuori, vive dentro di lui…che bellezza! Il Cantico di Frate Sole celebra una riconciliazione totale dell’uomo con il mondo, con sé stesso e con Dio. E il segreto di tale riconciliazione è una fraterna comunione con le cose più umili, quelle alle quali siamo legati in maniera vitale e che “vivono a portata di mano e di sguardo”: l’acqua, il fuoco, l’aria, la luce… Francesco entra nella fraternità delle creature. Diventa egli stesso “uomo di sole, d’acqua…”

Proviamo a mettere in relazione i doni dello Spirito Santo e questo divenire di Francesco un tutt’uno col creato, in una comprensione unificante del reale.

Sapienza. È la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. Vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio. Francesco è tutto proteso verso l’Altissimo, unificato in una sola direzione (quante volte noi ci disperdiamo). Quello diventa il suo punto di vista!
Intelletto. È la capacità di scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza. Dono strettamente connesso alla fede. Francesco discende nel grembo di Madre Terra che custodisce il segreto della sua fecondità. Come il seme, Francesco marcisce, sa aspettare, si lascia curare…per diventare frutto per gli altri.
Consiglio. Attraverso il dono del consiglio, è Dio stesso, con il suo Spirito, a illuminare il nostro cuore e rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione con Dio Francesco è il sole: la sua anima è il punto di irradiazione della luce divina che lo abita. Francesco è il vento: la sua vita è una danza tra il cielo e la terra. È aperto all’imprevedibilità della vita e ai suoi continui mutamenti…
Fortezza. Il dono che libera il cuore dal torpore, dalle incertezze, dagli impedimenti e da tutti i timori che possono frenarlo. Francesco è il fuoco: si accende di passione e zelo per tutto ciò che vive, una passione che scalda e illumina.
Scienza. Fa cogliere, attraverso il creato, la grandezza e l’amore di Dio e la sua relazione profonda, traboccante, con ogni creatura. Francesco è l’acqua: il suo cuore è una sorgente traboccante di quell’amore prezioso e casto che accoglie dall’Alto, trasformandolo in un corso d’acqua capace di irrigare il mondo…
Pietà. È il nostro legame profondo con Dio, un legame che dà senso a tutta la nostra vita e che ci mantiene saldi, in comunione con Lui, anche nei momenti più difficili e travagliati. Rende capaci di gioire con chi è nella gioia, di piangere con chi piange… Francesco è la luna: accetta le fasi di decrescenza e di buio. Francesco sa rallegrarsi con semplicità nel contemplare la luce riflessa nel volto delle altre creature e ne accetta con umiltà la mediazione. Francesco è perdono: attraverso il mistero della croce, vede in ogni prova, sofferenza e lacerazione, la possibilità di protendere le braccia al di là delle ferite, per ristabilire la comunione e offrire la rigenerazione.
Timore di Dio. Fa prendere coscienza che la nostra vera forza sta unicamente nel seguire il Signore Gesù e nel lasciare che il Padre possa riversare su di noi la sua bontà e la sua misericordia: siamo figli infinitamente amati. Francesco nella morte è come il sole al tramonto: si abbandona nell’attesa serena del nuovo giorno che non muore: il giorno senza fine, la vita eterna!

 L’essere umano che rinasce dallo Spirito, dalla “forza dall’alto”:

1.Sa fraternizzare con tutte le creature con tutta la sua umanità. Ha cura e responsabilità verso la natura (cf. papa Francesco, Laudato si). È sensibile alla bellezza e libero da atteggiamenti di consumo, dominio, sfruttamento.

2.Sa lodare e ringraziare e si apre al perdono e alla pace. Scomparsi ogni disprezzo e ogni aggressività e perfino il turbamento, non si turba né si irrita per nulla, neppure per l’errore altrui. Anche in mezzo alle tensioni egli custodisce la pace. È qualcosa che non si ottiene a comando non basta deciderlo con la volontà: sgorga dal profondo: dalla relazione intima con Dio.

3.È guarito dalla cecità. La testimonianza cristiana ha più che mai oggi bisogno di “un’ecologia dello sguardo” per rileggere la realtà come luogo della solidarietà di Dio col mondo, col creato.

 

A laude di Cristo e del poverello di Assisi!

Perchè c’è qualcosa che resta nonostante tutto.
C’è qualcosa di nuovo, profumato di risurrezione, che è immune ai virus.

Si può ancora dire
grazie
Si può ancora vivere di
grazia
E tutto questo è
gratis

Atti 18, 1-11

Paolo viene dal fallimento di Atene: il fallimento ci fa accorgere che la realtà non corrisponde alle nostre idee ma è necessario per imparare il principio di realtà. Il tempo di crisi mondiale che viviamo va ascoltato e interpretato: peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi o in letture superficiali. “Ci voleva un male comune per dirci cosa è il dimenticato e deriso bene comune” (L. Bruni).

Paolo a Corinto: è una città popolosa, ricca di commerci, multietnica, diversa da Atene; sembrerebbe poco disponibile, scarsa predisposizione a ricevere l’annuncio del Vangelo, tanti culti religioso che sembrano togliere la ricerca della verità. Eppure qui Paolo con la forza dall’alto, mette in piedi una delle comunità cristiane più numerose! I nostri piani-progetti pastorali: lo Spirito Santo è oltre!

Questa sera vediamo il Vangelo nel vissuto quotidiano attraverso 3 parole: lavoro, casa, famiglia. Paolo riprende il contatto con la realtà, dopo il fallimento di Atene, attraverso il suo lavoro. Fabbricare tende. Paolo non perde tempo a fare analisi per capire dove ha sbagliato, che serve ma non è il punto di arrivo, ma attraverso il lavoro cerca di sanare la ferita che si è creata tra: come sarebbero dovute andare le cose e come sono andate veramente! Più stai sulle immagini di vita perfetta che la tua testa produce, più ti allontani dalla vita vera: ma la realtà è l’unico posto dove puoi essere felice.

Paolo per sanare questa ferita lavora. Affronta una fatica: serve a Paolo per aderire alla realtà. Se ti capita di fallire, la tentazione sarà ritirarsi nei perché; invece obbedisci alla realtà, fai quello che sei chiamato a fare, lo studio, il lavoro, il servizio ai poveri: questo non solo ti riconnette alla realtà ma ti da la fibra e la connessione ultra veloce. Chiedi al tuo parroco di sporcarti le mani. Attento a non essere pieno di propositi e vuoto di scelte!

Paolo va a casa di tizio Giusto, cioè entra in relazione con lui. Quello che ha fatto Gesù con Zaccheo, con me e con te: che bello il nostro Dio, sempre fedele all’Incarnazione! Andare dietro a Cristo è tornare a casa, sempre: la Pentecoste, è aria di casa perché ti porta a casa, nella relazione con il Padre e comprendi ogni lingua del fratello.

Gesù dice a Paolo “continua a parlare, non tacere”. Non più a spiegare o convincere ma parlare; la cosa più importante è la narrazione. In questi mesi ti sarai accorto che dopo il quarto Tg la narrazione di numeri, curve di contagi e percentuali con i quali ti veniva raccontata la pandemia non ti bastava? Allora magari un bel libro, una canzone, una poesia, una pagina del Vangelo è riuscita ad arrivare lì a colmare quel vuoto. Abbiamo bisogno di una narrazione diversa. Nelle dittature c’è la narrazione unica. La vita a senso unico, con una sola spiegazione è l’inganno più grande nel quale puoi cadere. La Parola di Dio è pericolosa, per questo in tante parti del mondo i cristiani vengono uccisi, perché dà un’altra lettura, alta e profonda, delle cose, come Gesù fa con i discepoli di Emmaus. C’è la prosa e la poesia: servono entrambe! Accanto a Paolo, a Corinto, è insieme a una famiglia: Aquila e Priscilla. Una coppia che da colleghi di lavoro di Paolo, diventano amici, fratelli e poi collaboratori del Vangelo. Per contagio di bellezza, si evangelizza; essere sale, luce, lievito, profumo a partire dalla tua famiglia. Bastano gesti semplici ma non scontati o dovuti: quelli che stupiscono, quelli che dicono cura e attenzione. Che bella questa Chiesa che è sempre più comunione di stati di vita, di carismi, di espressioni che insieme collaborano per portare la Gioia del Vangelo!

Tre immagini per essere testimone della Forza dall’alto nel tuo quotidiano!

1.Soldato: “ho combattuto la buona battaglia, ho mantenuto la fede”; la descrizione del soldato in Ef 6,10-20. Paolo sa di essere dentro una lotta tra il vecchio e il nuovo e sceglie di lottare, di combattere per la fede, unica ricchezza.

2.Atleta: Paolo corre. “dimentico del passato, proteso verso il futuro, corro…”; Paolo descrive il cristiano come uno sportivo che partecipa alla gara, riceve la corona, il premio che non si corrompe. Ma la vittoria non è per merito ma per Grazia!

3.Contadino. Il cristiano come Paolo, mette il seme della Parola ovunque, in ogni situazione per non cadere nel peccato di omissione, non averci provato. “Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà” (2Cor 9,6-7).

Corinto: una missione impossibile secondo la logica umana. Ma non c’è nulla di impossibile per Dio! Nessuno, dico niente e nessuno può impedire all’amore di Dio di trasformare l’impossibile per gli uomini, possibile per Dio. Ascoltiamo cosa scriverà anni dopo Paolo alla comunità di Corinto: “Fratelli, considerate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili; ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio” (1Cor 1,26-29).

Sai perché Dio ti sceglie? Perché ti chiede di essere, soldato, atleta e contadino. Perché il Suo Cuore, il Cuore di Dio ha a Cuore il popolo numeroso di questo mondo disperso nei pensieri del proprio piccolo cuore indurito e fragile: ho un popolo numeroso su questa terra! Ascolta il Suo Cuore, poi il tuo! Il Suo Cuore batte per ogni fratello e sorella che abita sulla faccia della terra. La salvezza dell’uomo, di ogni uomo: questo sta a Cuore a Dio! Fai silenzio e ascolta.

SI CERCA PER LA CHIESA UN UOMO

Don Primo Mazzolari

“Si cerca per la Chiesa un uomo capace di rinascere nello Spirito ogni giorno. Si cerca per la Chiesa un uomo, senza paura del domani, senza paura dell’oggi, senza complessi del passato. Si cerca per la Chiesa un uomo che non abbia paura di cambiare, che non cambi per cambiare, che non parli per parlare. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di vivere insieme agli altri, di lavorare insieme, di piangere insieme, di ridere insieme, di amare insieme, di sognare insieme. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di perdere senza sentirsi distrutto, di mettere in dubbio senza perdere la fede, di portare la pace dove c’è inquietudine, e inquietudine dove c’è pace. Si cerca per la Chiesa un uomo che sappia usare le mani per benedire e indicare la strada da seguire. Si cerca per la Chiesa un uomo senza molti mezzi, ma con molto da fare, un uomo che nelle crisi non cerchi altro lavoro ma come meglio lavorare. Si cerca per la Chiesa un uomo che trovi la sua libertà nel vivere e nel servire e non nel fare quello che vuole. Si cerca per la Chiesa un uomo che abbia nostalgia di Dio, che abbia nostalgia della Chiesa, abbia nostalgia della gente, nostalgia della povertà di Gesù, nostalgia dell’obbedienza di Gesù. Si cerca per la Chiesa un uomo che non confonda la preghiera con le parole dette d’abitudini, la spiritualità col sentimentalismo, la chiamata con l’interesse, il servizio con la sistemazione. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di morire per lei ma ancora più capace di vivere per la Chiesa, un uomo capace di diventare ministro di Cristo, profeta di Dio, un uomo che parli con la sua vita”.

Domanda.

Dio con pazienza ti cerca e ti dona la Chiesa per formarti come cristiano: cosa significa ad oggi per te essere soldato, atleta e contadino?

Dalle Fonti Francescane

Francesco ricordò che il Signore aveva detto di andare per il mondo a due a due, per predicare la buona Novella. Così Bernardo e Pietro andarono in Toscana; Francesco ed Egidio vennero nelle Marche. Ad Assisi da pochi anni il Console Tancredi aveva fatto scrivere su Porta dell’Archetto: QUESTA E’ LA PORTA PER LA QUALE SI VA NELLE MARCHE…Intanto crescevano, nei piccolini di Cristo, le virtù e i meriti, diffondendo tutt’intorno il profumo della loro buona fama. Perciò molti accorrevano dalle varie parti del mondo, nel desiderio di vedere di persona il padre santo. Fra gli altri, un estroso compositore di canzoni secolaresche, che era stato incoronato poeta dall’imperatore e da allora veniva chiamato RE DEI VERSI si propose di recarsi dall’uomo di Dio, così noto per il suo disprezzo degli onori mondani. Lo trovò nel castello di San Severino, mentre predicava in un monastero; e allora la mano di Dio venne su di lui (Ez 1,3) mostrandogli in visione quel medesimo Francesco, che stava predicando sulla croce di Cristo, segnato da due spade splendentissime, disposte in forma di croce: una delle spade si estendeva dalla testa ai piedi e una da una mano all’altra, attraverso il petto. Egli non conosceva di faccia il servo di Cristo, ma lo riconobbe immediatamente, quando gli fu indicato da un così grande prodigio. Stupefatto per quella visione, si propose subito di intraprendere una vita migliore e, infine, convertito dalla forza delle sue parole e come trafitto dalla spada dello spirito che usciva dalla sua bocca, si unì al beato padre mediante la professione, rinunciando totalmente agli onori vani del mondo. Il Santo, vedendo che si era perfettamente convertito dall’inquietudine del mondo alla pace di Cristo, lo chiamò frate Pacifico.

Sta crescendo in maniere sempre più evidente il desiderio di stare tra la gente ed annunciare la notizia bella del Vangelo. L’abbiamo ascoltato anche lo scorso martedì con le prime esperienze di missione, ed ora lo vediamo anche in un squarcio di quotidianità, il desiderio dei frati di essere LIEVITO.

Perciò quello che accade a Pacifico è qualcosa di molto ordinario: Francesco era andato a predicare in un paese delle Marche, San Severino, si era sparsa la voce che lui era lì, così accorrono dai paesi vicini per ascoltarlo. Se noi incontrassimo oggi frate Pacifico e gli chiedessimo, ma cosa ti ha portato a lasciare tutto e andare dietro un poveraccio?

Se avete letto bene, lui Pacifico, non ha nome, era per tutti il re dei versi, cioè quello che sapeva fare. Finisce il brano con il re dei versi che prende il nome di Pacifico, quello che lui era, la versione 2.0. Come sarebbe liberante essere cercati non per quello che sappiamo fare ma per quello che siamo: problematici, complicati, ansiosi…come ti pare, ma forse va bene anche se siamo così.

Perciò se Pacifico dovesse risponderti alla domanda di prima, cosa hai trovato di speciale in Francesco, ti direbbe che ha scoperto di avere un nome. E come l’ha scoperto? Cosa ha usato Francesco? La parola di Dio. La stessa che usava Paolo. Perché semplicemente dice la verità.

Francesco predica virtù e vizi. Le virtù ti ricordano che c’è del bello per cui spendersi. Il vizio ti ricorda che c’è del marcio, che ti fa brutto, e per questo puoi diventare bello. Virtù e vizi ti spiegano che ci sono due poli che magnetizzano il cristiano? Misericordia e Bellezza.

1.La misericordia da chiedere sui propri vizi, i propri ritardi nell’amare…

2.La bellezza, per intrattenersi con i regali di Dio

Questa è la nuova cosmesi che usa Francesco per rimettere in ordine le persone. Qualcuno lo seguiva, altri restavano lì e fondavano nuovi conventi, nuovi poli attrattivi, cosmetici. E lì dove arrivava questo annuncio, fatto di gesti piccoli ma che ricordavano l’essenziale, nasceva qualcosa di nuovo.

E che potenza doveva avere la parola annunciata? Bhè Pacifico te lo dice bene, è come una spada. Nella lettera agli Ebrei al capitolo 12, è scritto che la Parola è come una spada a doppio taglio “Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”.

 Allora quando incontri una parola che dice la verità, che ti ricorda la misericordia di Dio, che ti intrattiene con la bellezza ti ricordi che sei fatto per il meglio. Don Oreste nella sua semplicità diceva: Gesù Cristo non è venuto a portare una devozione ma una rivoluzione. Ed è così. Quando le persone incontravano Francesco, al vederlo e all’ascoltarlo venivano rivoluzionate. Ed ancora, queste spade avevano la forma della croce. Dio ti tratta da persona seria e ti racconta la verità, non propone vite scontate, con i saldi a metà prezzo. Non dice che toglierà il pianto, l’angoscia, l’oppressione, ma ti promette che non finisce lì la tua storia perché c’è una vita beata preparata. La vita migliore, che sceglie Pacifico, non passa per maggior agio, per un compromesso, per convenienza, ma per un di più. Ti accorgi che sei nel meglio, quando trovi il di più anche dentro il di meno.

C’è un ultimo passaggio che compie Pacifico, si converte dall’inquietudine del mondo alla pace di Cristo. Possiamo dirla in questa maniera: il mondo ti lascia l’amaro, Cristo di lascia la dolcezza.

Il mondo con la sua scenografia, ti dice che se non possiedi, se non sai fare qualcosa…se non sei il re dei versi, non sei adatto. Francesco, dice ai suoi frati “nulla di voi trattenete per voi”…provaci, c’è una dolcezza dietro.

Il mondo ti dice che devi essere adeguato. Francesco ti dice che “l’uomo vale tanto quanto vale davanti a Dio”… prova a crederci, scopri che dolcezza.

Il mondo ti dice che la libertà passa anche nel mettere da parte la fede, Dio etc..Francesco, che mi sembra un tipino abbastanza libero, diceva “Mio Dio, mio tutto”.

Qui dalla Porziuncola parte un’epoca nuova, una rivoluzione, perché un giovane ha dato spazio a Dio. È iniziato tutto da un ragazzo che si è fidato di Dio. La Porziuncola partorisce vangelo. Perdono, pace, bellezza da portare ovunque. Il filo rosso della storia di Dio passa tra gli uomini, per questo nessuno cammina da solo, per questo Francesco pensa la fraternità…Perciò come ricorda papa Francesco, “Voglia il cielo che tu possa riconoscere qual è la parola che Dio desidera dire al mondo con la tua vita”.

Domanda

Quale Vangelo, notizia bella, nuova, viva, vuoi portare al mondo con la tua vita?

Cari giovani,

il Signore vi dia pace!

Ci è stato chiesto di condividere con voi quanto lo Spirito Santo ha suggerito e operato in questo tempo di pandemia da un luogo di particolare grazia, l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, dove, insieme ad altri tre confratelli, svolgiamo il servizio di cappellani.

E mi piace poterlo fare nel giorno in cui la Chiesa ricorda il centenario della nascita di San Giovanni Paolo II, uomo e santo con una predilezione speciale per i giovani. Predilezione che ha usato a me personalmente diventando strumento puntuale della rivelazione di Dio Padre nella mia vita di giovane in ricerca della felicità: “Cari giovani, è Gesù Cristo che cercate quando sognate la felicità!” (GMG Roma 2000).

“Responsabilità, solidarietà, sacrificio” sono stati i moniti giunti da ogni dove ad ogni singola persona in questo tempo di pandemia, ma a noi popolo e ministri di Dio anche “creatività pastorale” come suggeriva Papa Francesco!

Sono sicuro che ciascuno di noi ci abbia quantomeno provato, ognuno a modo suo nelle singole realtà che ci identificano: famiglie, parrocchie, movimenti, conventi…e di questo rendo grazie a Dio Padre insieme con voi per il dono della Perseveranza e della Fortezza!

“Ho scritto a voi, giovani,

perché siete forti

e la parola di Dio rimane in voi

e avete vinto il Maligno.” (1Gv 2, 14b)

Sono state settimane concitate qui in ospedale, specie agli  inizi, dove Perugia era l’unico ospedale covid in Umbria, arrivando ad avere un centinaio di persone positive ricoverate.

Lo smarrimento e l’apprensione sui volti del personale sanitario, sempre accompagnato da una tenace disponibilità al servizio; lo stravolgimento della organizzazione interna dell’ospedale nei reparti e nella assegnazione del personale, il non sapere “con cosa avevamo a che fare”; mascherine, camici di protezione, guanti, visiere, il non potersi avvicinare, toccare… solo la possibilità di intravedere gli occhi della persona che hai di fronte…

Già, lo sguardo…questo ha attirato la mia attenzione. Occhi profondi e attenti, occhi stanchi e impauriti, occhi che chiedono e gridano aiuto, vicinanza, preghiera, presenza, occhi che versano lacrime, occhi che sorridono e sperano!

Giorno dopo giorno la sensazione che in quegli sguardi ci si sostenesse a vicenda, consapevoli di avere un bisogno “naturalmente umano e divino” di non sentirsi soli, di restare in relazione, anche solo attraverso uno sguardo…compassionevole, amicale, solidale, profondamente umano e divino! Spesso nei Vangeli si sottolinea come lo sguardo di Gesù si posa su chi incontra o, viceversa, lo sguardo di uomini e donne che anelano scorgere, vedere Gesù di Nazareth, Gesù vero Uomo e vero Dio, per questo così attraente, che attrae a sé… “il cristianesimo funziona per attrazione” (Benedetto XVI).

Ho chiesto allo Spirito di donarmi “occhi nuovi”, di purificarli, a costo di molte lacrime versate, di poter essere io, umile e inutile servo Suo, il Suo sguardo che si posa su quanti incontro nei corridoi, nei reparti e nei letti dell’Ospedale…

Forse mai come in questo tempo lo Spirito ha suggerito di comunicare, di entrare in relazione, in comunione attraverso gli sguardi…anche per questo noi cappellani abbiamo deciso di intensificare lo sguardo contemplativo nella cappella dell’Ospedale: due ore di adorazione eucaristica quotidiana che diventano quattro il martedì e il giovedì con la possibilità anche di accostarsi al sacramento della Riconciliazione…

Spesso sono state ore di silenzio e solitudine, condizioni necessarie per deporre “sotto lo sguardo” di Gesù Cristo quanti incontriamo personalmente e quanti ci chiedono di presentarli e ri-cordarli, portarli al cuore Suo…

Solo così “andrà tutto bene”, solo così la Vita continua, con la “V maiuscola” che dice non solo la vita biologica ma La Vita nello Spirito, e continua anche, anzi soprattutto, al tempo della pandemia…e noi cappellani abbiamo il privilegio di sperimentarlo in uno dei luoghi di maggior grazia, dove la vita e la morte “ogni giorno gridano tra i vagiti e gli spasimi”, per dirci la gravità e il mistero della nostra esistenza… pro-vocandoci a riconoscere che il tempo presente è dono e occasione per scorgere i segni della Passione – Morte – Risurrezione di Gesù Cristo, Pasqua definitiva alla quale ciascuno è chiamato per entrare nella Vita che non ha fine e godere pienamente l’incontro, occhi negli occhi, col Padre e il Figlio e lo Spirito Santo! Amen!

Vi abbraccio e benedico di cuore, affinché il Signore volga su di voi il Suo sguardo,

fra Gianpaolo.