“Una settimana … di Dio”: la Grazia della Missione Giovani a Capua

“L’emozione non ha voce …”: così cantava Adriano Celentano. Ed è proprio così. Come si può pensare di tramutare in parole ciò che, di diritto, appartiene solo al cuore? Sarebbe come cercare di afferrare l’aria, trattenere il respiro, fissare il sole per più di cinque secondi. Altrettanto ‘titanica’ sembra l’impresa di spiegare, riassumere, fare opera di sintesi di quanto è accaduto qui, a Capua, in quella che potrebbe essere definita “Una settimana … di Dio”: dal 6 al 14 dicembre, la città ha vissuto la gioia della celebrazione di due Sacramenti, un’Ordinazione e un Matrimonio, e ha accolto la Missione Francescana per i giovani. Un tempo, questo, di immensa Grazia! È come se il Signore avesse voluto ulteriormente dimostrare quanto grande e abbondante sa essere il Suo modo di donare, regalando ai figli Suoi un assaggio di quella felicità e di quella beatitudine che, amplificata all’infinito, ha preparato per ognuno di noi in Paradiso. In modo particolare, il Buon Dio, in questo Tempo di Avvento, che è tempo di attesa e speranza, ha voluto, senza mezze misure, rispondere alle ‘attese’ di quei figli Suoi che non smettono di avere ‘fame e sete’ di felicità: i giovani. Diceva San Giovanni Paolo II: “È Gesù che cercate quando sognate la felicità, è Lui! E vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate. È Lui la bellezza che tanto vi attrae, è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita, è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere”. Noi giovani siamo soliti dare alla felicità vari nomi, identificandola con grandi obiettivi di vita: essere importante, divertirsi sempre, essere famoso, fare un mucchio di soldi, diventare un campione, eccellere nel lavoro … si potrebbe continuare all’infinito, perché infinita è la nostra sete di felicità. E seppure ci capita di vivere anche in una sola di queste circostanze, sentiamo, comunque, che manca qualcosa: rimane uno strano sapore amaro, come se qualcosa non si fosse ancora totalmente compiuto. Molto spesso, il raggiungimento di grandi traguardi ci abitua a gioire solo delle grandi cose, dimenticando quelle piccole e significative forme di felicità che ci passano sotto gli occhi nel quotidiano. Felice sembra essere, pertanto, colui che ha tutto, colui che è realizzato nelle cose che ha progettato di fare: lavoro, famiglia, figli, amici, fidanzato, studio … E Dio? Viene messo tra parentesi, e, all’occorrenza, come un distributore automatico, ci torna utile a seconda della richiesta che ‘guai a Lui!’ se non esaudisce: sarebbe la prova che non esisterebbe (e forse la conferma-scusa che cerchiamo per tenerLo una buona volta fuori dalla nostra vita!). Ebbene: felici noi, beati noi e beati tutti coloro che hanno avuto la Grazia di sperimentare la gioia che il Signore ha donato a tutti i giovani attraverso la Missione francescana! Non è materialmente possibile esprimere gli effetti di questo ‘vento dello Spirito’ che, dal 9 al 14 dicembre, ha costantemente soffiato sulla città, per le strade, nelle scuole, nelle famiglie, tra i giovani, nelle chiese. Il Signore si è servito di umili ‘lavoratori della vigna’: dieci suore, dieci frati e sedici giovani sono stati capaci di fermare il tempo, trasformando la settimana di Missione in un unico grande giorno di festa, una domenica senza fine! Un assaggio di Paradiso? Questo è certo! Benedetto XVI ci ricorda, nel suo libro Il Dio vicino, che “la vita eterna non è un’infinita sequenza di istanti, nei quali si dovrebbe cercare di superare la noia e la paura di ciò che non può avere fine. La vita eterna è quella qualità nuova dell’esistenza, in cui tutto confluisce nel ‘qui e ora’ dell’amore, nella nuova qualità dell’essere. Poiché si tratta di una qualità dell’esistenza, essa può già essere presente nel mezzo della vita terrena e della sua fuggevole temporalità”. Esperienza di vita eterna, dunque: assaggio di quel banchetto che il Signore ha preparato per ognuno di noi.

La città ha respirato aria di festa, di pienezza e di pace! Ogni giorno, sin dalle prime ore del mattino, i nostri missionari affidavano al Signore la loro giornata, coi loro timori ma anche con le loro gioie: dopo aver ‘fatto il pieno’, ricaricandosi spiritualmente mediante la preghiera delle Lodi dinnanzi al Santissimo Sacramento, esposto nella chiesa dell’Annunziata, i missionari si mettevano in marcia, incontrando i giovani nei luoghi da loro più frequentati: ogni mattina, nelle scuole, elementari, medie e superiori, e presso l’università di Economia; nel pomeriggio, per le strade della città e nei locali più frequentati. Accolti da un sorriso, molti giovani si sono aperti con gioia e curiosità all’invito di fra Manuel, fra Diego, fra Francesco Pio, fra Gianluca, e poi di suor Chiara, suor Gabriella, suor Eva, suor Monica, e dei giovani Simone, Irene, Elisa, Francesca, Andrea, Giacomo, Giorgia … È bello scrivere i loro nomi, è bello poterli riconoscere, ricordare i loro volti, i loro sorrisi accoglienti, quegli stessi sorrisi che hanno riempito di tangibile gioia la chiesa dell’Annunziata, fulcro di tutti gli incontri, e le strade della città. Sin dall’inizio, il senso della Missione è stato sempre questo: “Venire a cercarti!”. Il bisogno di essere cercati è forte nei nostri giovani, e lo si è visto da come hanno aderito a tutti gli appuntamenti per loro preparati: colloqui e confessioni con alcuni frati, dinnanzi a Gesù, esposto sull’altare dell’Annunziata, che accompagnava, ispirava e custodiva le preghiere, le lacrime e i desideri di ogni giovane che sopraggiungeva; e ancora, la Santa Messa celebrata ogni sera, affiancata dalla preghiera dei Vespri e seguita, poi, dagli incontri di catechesi. Volti nuovi, volti incuriositi, all’inizio forse anche un po’ diffidenti. Ma è bastato poco, davvero poco per far sentire tutti questi giovani a casa, nella loro casa, la Chiesa di Dio. In particolare, proprio le catechesi sono state decisive: seguendo un cammino preciso, ogni giovane è stato accompagnato, con dolce e paziente gradualità, alla scoperta di se stesso e alla ri-scoperta del proprio rapporto con Dio. Seguendo un po’ lo schema tipico di Papa Francesco, tre sono state le parole-chiave che hanno scandito il percorso a tappe: conoscersi, decidersi e giocarsi. Parole decisive, che da sole bastano a ‘stanare’ tutte le nostre paure e ci fanno finalmente avere quel ‘colloquio’ con noi stessi che, per inerzia, pigrizia e timore tendiamo sempre a rimandare, fino a dimenticarlo. Ma il Signore non si dimentica mai di noi, e prima o poi ci mette di fronte a quel che siamo: fragili, e sempre bisognosi di perdono. In una testimonianza, fra Fabio ha detto: “Se cerchi la perfezione, lascia perdere. Se cerchi la santità, mettiti in cammino”. Essere cristiani, ci ha spiegato, non significa raggiungere l’apice della perfezione, che non appartiene a noi ma solo al Nostro Creatore: essere cristiani significa soprattutto ri-conoscersi figli, figli amati dal Padre. E il Padre ci ama così come siamo, “a partire dai piedi”, a partire, cioè, dalle parti più sporche, più misere. Come ci ha spiegato, poi, fra Francesco, Dio non si vergogna di noi, non prova ribrezzo nell’abbracciare i nostri peccati, anche quelli più grandi; Dio non ci vuole perfetti, bravi, intelligenti, brillanti, perché nessuno è veramente così, anche se nella società molti vivono con queste maschere. Dio ci vuole solo belli, e la bellezza non è sporca; la bellezza profuma: viene dall’aver abbracciato il progetto d’Amore che Dio ha per ciascuno di noi, specialmente per i giovani, in cui sono riposti i più alti desideri e le più alte speranze. Non siamo chiamati a vivere la vita che gli altri si aspettano che facciamo: ognuno ha una sua vocazione, e solo il Signore può aiutarci ad ascoltare la voce che parla al nostro cuore. Dobbiamo, però, liberarci di tutto ciò che ‘pesa’: sulla Croce, ci ha spiegato fra Gianluca, Gesù resta con le braccia spalancate e non incrociate, poiché non vuole respingerci, ma accoglierci, abbracciarci; vuole che diamo a Lui tutti i nostri ‘pesi’, le nostre paure, le nostre incertezze, i nostri fallimenti quotidiani, poiché solo Lui ci libera da tutto. Ma per fare questo, bisogna eliminare tutte le false immagini che di Lui ci siamo costruiti (il Dio lontano, assente dalla nostra vita; il Dio ‘boss’, che sta a giudicarci dall’alto e a tener conto di ogni singolo errore che commettiamo; il Dio ‘distributore’, a cui ci rivolgiamo solo quando desideriamo che, a comando, risponda subito alle nostre esigenze, erogando favori e grazie su misura). Insomma, riconoscere Dio come quel Padre che non solo ha desiderio di amarci, nonostante i nostri errori, ma soprattutto vuole fare di noi strumenti del Suo Amore. Lui si serve di noi perché vuole farci scoprire che vale la pena giocarci per Lui, puntare su di Lui, senza paura, col cuore ricolmo di gratitudine per tutto ciò che ci dona. C’è un canto che ha accompagnato tutta la Missione: “Lode al nome Tuo, quando il sole splende su di me, quando tutto è incantevole; lode al nome Tuo, quando io sto davanti a Te, con il cuore triste e fragile, lode al nome Tuo”. Nella gioia e nel dolore, vale sempre la pena lodare il Signore e confidare solo in Lui, perché solo Lui può rispondere a quell’immensa sete di verità e di pace che grida dal profondo di ognuno.

Di fronte alle tante povertà che noi giovani sperimentiamo, di fronte alle incertezze del nostro tempo, il Signore ci dona la certezza che non siamo soli! Non ci promette assenza di problemi, ma ci assicura il Suo imperituro e sovrabbondante Amore, dimostrato col sacrificio della Croce. E come non gioire, dunque! Come non essere grati a Dio per il fatto di essere cristiani! I missionari, aiutando noi giovani a scoprire noi stessi e a rivalutare il nostro rapporto con Dio, è come se avessero tolto strati di polvere depositati sul cuore, e ci hanno lasciato un mandato importante: farci noi tutti testimoni di questa gioia! Non dobbiamo ‘convincere’: qui non si tratta di fare proselitismo (come dice Papa Francesco), o di difendere la ‘causa’ di Gesù. “Dio non ha bisogno di avvocati, si sa benissimo difendere da solo. Dio ha bisogno di testimoni”, dice don Tonino Bello: testimoni credibili e gioiosi; testimoni che siano profeti, uomini di fiducia e amici del Signore. A missione conclusa, non si può fare a meno di sentire la nostalgia per la bellezza di quanto accaduto in città. Ma i missionari non sono realmente andati via: tutti ci hanno lasciato un mandato, tutti ci hanno insegnato qualcosa, ed hanno gettato il primo seme: ora sta a noi, giovani della realtà di Capua, raccogliere buoni frutti, dando senso e continuità a quanto i missionari hanno avviato, partecipando ad un progetto di pastorale che vuole accompagnare ogni giovane in cammino verso l’immenso Amore del Cristo che della nostra vita vuole fare un vero capolavoro, unico, speciale e significativo. Ai Suoi occhi, ognuno di noi è prezioso: come diceva fra Francesco Piloni, “Noi valiamo il Sangue di Cristo, e lo valiamo tutto, perché Lui ci ama alla follia!”.

Giusy

Un piccolo gruppo di francescani di Assisi, composti da 3 frati sacerdoti e da due suore, si recheranno a Londra per un lungo weekend di prima evangelizzazione.

A farne richiesta gli stessi Frati Minori inglesi che, dopo aver conosciuto le iniziative che i Frati svolgono da oltre 25 anni all’ombra della Porziuncola con giovani provenienti da tutta Italia, desiderano offrire ai giovani londinesi la gioia dell’incontro che, solo, ha la capacità di salvare la vita, di renderla piena e bella, di dissetare la sete più profonda del cuore umano.

È l’incontro con Cristo che motiva l’entusiasmo e che muove i Frati di Assisi, così come è per ogni cristiano, all’annuncio di pace: pace con Dio, pace con se stessi, pace con i fratelli e pace con il Creato. Innegabile la sete di pace che sempre renderà attuale Francesco d’Assisi, ma ancor prima e ancor più Colui che è la nostra Pace.

Viene naturale, dunque, specialmente tra fratelli, condividere l’esperienza di questi anni di annuncio in Assisi che si sono rivelati, per grazia di Dio, tanto fecondi, e provare a riproporre altrove una modalità che già in altre città europee (Madrid, Avila, Siessen), e non (dal Messico alla Terra Santa) sta dando buoni frutti.

A Londra si è scelto di iniziare con quello che in Italia chiamiamo “Corso Zero”, pensato per chi intende iniziare o ricominciare un cammino cristiano. Un Corso Zero, che anche a Londra terrà lo stesso nome in italiano, per scoprire che Dio è il primo a muoversi per raggiungerci lì dove siamo: nel dolore e nella morte, come anche nei sogni e nei desideri!

Corso Zero è rivolto a giovani dai 17 ai 33 anni e si svolge dal 23 al 26 ottobre (dalla cena di giovedì 23 al pranzo di domenica 26) presso la Domus Mariae Centre, 803 Chigwell Road, Woodford Bridge, Essex IG8 8AU.

Per iscriversi o per qualsiasi altra informazione, contattare:

Fr Danny ofm: 01635865353
Fr Juniper ofm: 01316612185
oppure mandare una email a corsozero@coldashcentre.org o accedere al sito Cold Ash Retreat and Conference Centre.

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«Pace e bene!»: frate Francesco Piloni ci accoglie con il consueto saluto francescano. Quarantacinquenne dalla voce giovanile e coinvolgente, da 13 anni è il responsabile della pastorale giovanile dei Frati minori dell’Umbria. P. Francesco partirà per Londra, con altri due frati e due suore – tutti impegnati nel Servizio Orientamento Giovani – per proporre ai giovani inglesi ilCorso Zero, uno dei corsi organizzati dalla fraternità di Assisi.

Sono stati i Frati minori londinesi a chiamare i confratelli italiani: l’esigenza è il primo annuncio,per ragazzi e ragazze dai 17 ai 33 anni. Ad Assisi ogni volta Corso Zero conta circa 200 partecipanti: i giovani arrivano perché hanno trovato l’invito via internet o, per lo più, per passaparola. «Noi poi, come Servizio Orientamento Giovani, siamo “Chiesa in uscita”», racconta frate Francesco, «andiamo nei pub, nelle discoteche, nelle palestre, nelle scuole. Dove si trovano i giovani. Ci chiedono: “Perché sei qui?” e la nostra risposta li disarma: “Per incontrare te. Per farti domande importanti. Per esempio: sei felice?». 

Ma facciamo un passo indietro. Il Servizio Orientamento Giovani è nato 36 anni fa. Un’esperienza significativa ed esportabile «perché l’annuncio del Vangelo è molto semplice e funziona ovunque», precisa frate Francesco. Il Corso Zero è nato invece una ventina di anni fa. «Nei due corsi fondamentali, quello vocazionale alla vita e di vocazione all’amore (il corso fidanzati), molti arrivavano senza le categorie per ascoltare una catechesi già sostanziosa, perché era venuta meno una prima evangelizzazione. Ci sono molti “comportamenti religiosi” ma è assente la dimensione personale e intima con Dio, la dimensione della spiritualità. Il Corso Zeroparte dai concetti fondamentali della fede. Si va alle radici del significato delle parole, quelle che ascoltiamo nelle Scritture. Diciamo da subito ai ragazzi che una fede matura è quella che cerca le ragioni del proprio credere. Questo lo comprendono, perché fede e ragione non sono in opposizione, come ci ha insegnato anche papa Wojtyla in Fides et ratio. Un’altra finalità è riuscire a scostarli dal pericolo di cercare continuamente risposte. Noi non diamo risposte, ma creiamo le domande giuste. Quando scoprono che c’è un Dio che li ama per come sono e non li giudica, allora è liberante».

Il Corso Zero è già stato proposto fuori Italia: «Siamo stati a Madrid due volte. Due anni fa in Germania. È stato frate Danny di Londra, responsabile della pastorale giovanile, che già ci conosceva, a chiamarci. I nostri frati là non hanno libertà di movimento e annuncio, si occupano delle parrocchie. Fra Danny e frate Ginepro sono venuti ad Assisi e hanno vissuto il Corso Zero. Ci avevano chiesto di poter replicare a Londra questa esperienza. Stanno vivendo una grossa crisi al nord, manca il contatto con i giovani. I Francescani inglesi hanno poca esperienza nella dimensione di primo annuncio, manca una pastorale giovanile di strada».

«Nel Corso Zero diciamo: “Ricordatevi che i primi passi della fede si fanno al buio. Non pensate di iniziare a camminare quando avrete già tutto chiaro, perché non partirete mai. Ci sono i fratelli e c’è la Chiesa che ti prende per mano”. Dio ha portato fuori Abramo e gli ha detto di contare le stelle, se era giorno non le avrebbe neppure viste. Il buio, talora, è funzionale».

Il Corso Zero, residenziale, dura tre giorni e mezzo: un viaggio che si dispiega idealmente su sei città, con un itinerario di catechesi. Dove sei (da che punto parti), dove vai (la meta) e per quali strade passi. «La catechesi propone sette modi di stare nella vita che ti fanno urlare, come nel quadro di Munch,L’urlo. Modi inconcludenti, che povero ti trovano e povero ti lasciano, urlante. Fino ad arrivare all’ottavo modo di stare nella vita: quello del pellegrino». I giovani, nei giorni successivi, saranno pellegrini in sei città, che rappresentano sei passaggi: da Babele, simbolo di ogni confusione, a Ur dei Caldei, la città di Abramo (differenza tra religione e fede). Poi Gerusalemme, in cui viene annunciato il kèrygma; Roma, con una catechesi sulla Chiesa, madre e maestra, e poi Assisi, la città dell’uomo che si conosce come figlio di Dio. Fino all’ultima città… quella in cui vive ciascun giovane, per continuare a essere pellegrino li».

P. Francesco, prima di prendere i voti, era fidanzato e laureato in Psicologia clinica a Padova: «Poi ho incontrato il Signore e ho mollato tutto. Mi sono occupato di pastorale familiare. L’attenzione all’umano c’è sempre stata. Volevo essere missionario, andare in Africa e in Brasile, dov’ero già stato: desideravo spendermi in una Chiesa povera».

Al congresso capitolare, in cui si decidono le obbedienze, viene creata una fraternità che si occupa a tempo pieno dell’accoglienza, della catechesi e dell’accompagnamento dei giovani. «Mi hanno chiesto di guidarla. Sono saltate le mie missioni all’estero», prosegue il religioso. «Quando le cose stupiscono io però ci vedo l’intervento di Dio. Un giorno, in preghiera, sento un pensiero lucido che mi sembrava non venisse dalla mia testa ma dal Signore: “Vedi, se tu andavi eri uno: sono già almeno nove i frati e le suore che hai accompagnato e che ora sono in missione’: Ho capito che la vita, quando la perdi, la trovi. Per me essere missionario oggi significa accompagnare i giovani a riscoprire la bellezza del Vangelo e delle loro vocazioni. È la mia paternità: da giovane resistevo al Signore perché volevo dei figli. Eccoli i miei figli».

Quando gli chiediamo cosa si aspetta dal Corso Zero a Londra, risponde: «Ci aspettiamo il massimo, il meglio, tutto il possibile. La cosa più triste è chi si accontenta».

Intervista a p. Francesco Piloni OFM
di Donatella Ferrario
per il periodico San Paolo CREDERE n. 44 del 2/11/2014

Ecco le foto della Missione!

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La catechesi di fra Francesco Piloni in Basilica

Scarica da qui il testo della catechesi Capodanno 2015 Qui e ora. Ora è qui

I video mostrati durante la festa in Palestra

Il video introduzione dell’ospite presente

L’omelia della messa della vigilia in Basilica

Ecco le foto della serata di Capodanno!

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Qui e Ora, Ora è Qui” è stato questo il tema del Capodanno dei Giovani 2015 festeggiato ad Assisi con i Frati Minori della Porziuncola e le suore che vi collaborano. Dopo la catechesi iniziale del tardo pomeriggio davanti alla Porziuncola, si è svolta la festa al Palasir di Santa Maria degli Angeli dove il Signore ha dato appuntamento a circa 1500 giovani.

Durante la festa, che si è svolta all’insegna di balli e canti, sono stati proiettati alcuni video di persone che testimoniavano la capacità di saper cogliere l’attimo e di sapersi donare in modo gratuito.

La vera protagonista, però, è stata la gioia, dono che manifesta la presenza dell’Emmanuele, del Dio-con-noi: per Davide Cerullo, invitato speciale della serata, è stata questa a portarlo alla conversione a Cristo. Il capodanno poi non poteva che continuare in Basilica con la Celebrazione dell’Eucaristia alle 23.30, dove radunati dal Risorto, si è aspettato il nuovo anno sotto lo sguardo di Dio misericordioso e in comunione con tutta la Chiesa per ringraziarLo per i tanti doni ricevuti nel 2014 e mettere nelle Sue sicure mani le nostre buone intenzioni di seguirLo nell’anno nuovo.

“Cosa posso dirvi ancora dopo tutto ciò che già avete ascoltato questa sera?”

Guarda i VIDEO del Capodanno

Guarda le FOTO del Capodanno

MISSIONE FRANCESCANA!

Dal 9 al 14 dicembre 2014

ASCOLTA LA TUA SETE! Per tutti i giovani di Capua

 

ACCOGLI

Martedì 9 dicembre, ore 21 in Cattedrale a Capua – S. Messa d’apertura con mandato missionario

PARLA (Confessioni e colloqui)

dal 10 al 12 dicembre, nella Chiesa dell’Annunziata

  • ore 9.00-12.30 Adorazione Eucaristica
  • e ore 15.30-18.30 Adorazione e S. Messa

ASCOLTA

  • dal 10 al 12 dicembre ore 21 Incontri per coppie di sposi – Seminario di Capua
  • dal 10 al 13 dicembre ore 21 Incontri per giovani – Chiesa dell’Annunziata

GIOSCI

Domenica 14 dicembre ore 10.30: Messa conclusiva – Chiesa dell’Annunziata.

Per info:

  • don Gianni, 335.631287
  • fr Fabio, 334.2363637

 

Catechesi conclusiva della Marcia, di fr Alessandro Ciamei

La XXXIV Marcia Francescana, dopo aver portato 1750 giovani – provenienti dall’Italia e da diversi Paesi europei – a godere del Perdono di Dio Padre buono, Padre di Gesù Cristo e Padre nostro, offre ancora a questi ragazzi la possibilità di ritrovarsi intorno alla Porziuncola per pregare e ascoltare una parola bella, quella del Vangelo.

Un’assemblea dai mille colori, a causa dei diversi colori usati da ciascun gruppo di marciatori, richiama immediatamente la festa di colori che rendono affascinante la Pala di Prete Ilario all’interno della Porziuncola e che riporta per immagini il gran Dono che Francesco d’Assisi chiese ed ottenne per tutti noi.

Questa stessa assemblea ha voluto, all’inizio del momento di preghiera, intronizzare la Parola di Dio della quale è stato proclamato il brano evangelico del Seminatore che getta abbondantemente il seme su ogni tipo di terreno, brano che ha guidato il cammino dei giorni scorsi verso la Misericordia.

Un’immagine predisposta davanti alla Porziuncola è stata svelata e cambiava man mano che la proclamazione del brano ci annunciava la possibilità dei diversi tipi di terreno, fino a giungere al terreno che porta frutto, dove il 30, dove il 60 e dove il 100 per 1.

Cento per uno, il tema della XXXIV Marcia francescana ed il tema guida della riflessione proposta da fr Alessandro Ciamei dei Frati Minori del Lazio.

Fr Alessandro ha iniziato richiamando i giovani sulla responsabilità di ognuno in merito a ciascun dono ricevuto in questi giorni, certo, ma in particolare in merito al Dono: la Misericordia, il Perdono, l’incontro e l’abbraccio ricevuto rinnovato dal Padre. È quello il Dono di cui ciascuno è responsabile perché possa portare frutto, anche 100 volte tanto!

Ancora fr Alessandro ha ricordato la gratuità di questo Dono e come sia sempre Dio a fare il primo passo nei nostri confronti. Da parte nostra la possibilità di accoglierlo, permettendogli di moltiplicarsi 30, 60 o 100 volte, oppure di rimanere 0, cioè di annullarsi.

Ben più esteso e articolato è stato l’interveto di fr Alessandro, per cui rimandiamo alla sua viva voce nel video che segue: