È giovedì 4 marzo, alzo la tapparella della mia camera e vedo il piazzale di casa mia completamente innevato. Penso subito: “Bene, oggi arrivare ad Assisi sarà un’impresa!”. La mia previsione non è stata smentita, arrivo in stazione a Modena e il treno che avrei dovuto prendere è stato cancellato causa maltempo, così come i seguenti. Dentro di me pensavo solo: “Evidentemente dietro a questo servizio c’è qualcosa di veramente grande! Bene, allora non posso mollare!”. Dopo più di 9 ore riesco ad arrivare ad Assisi e scorgendo la facciata di Santa Maria degli Angeli tutte le fatiche svaniscono in un lampo: sono finalmente arrivato!
Non sapevo ancora cosa aspettarmi da questa esperienza perché non avevo mai fatto un servizio da solo e non conoscevo gli altri ragazzi; ero un po’ spaventato ma avevo anche una gran carica.
Sentivo il bisogno di stare li, di fare un’esperienza di Dio e con Dio anche se non mi sentivo all’altezza.
Ero già stato in precedenza ad Assisi, ma solo per frequentare i corsi tenuti dal SOG e non pensavo che il servizio sarebbe stato a sua volta un altro “corso nel corso” caratterizzato da momenti di fraternità, di lettura della Parola e di condivisione.

Ho sperimentato ancora una volta il Suo amore, perché attraverso il dono del proprio tempo e delle proprie energie ti rendi conto di quanto è importante la gratuità: infondo Gesù si è donato a noi gratuitamente e tutta la sua vita è stata un servizio verso l’umanità. Sperimentare anche solo un assaggio di questa bellezza ti rende felice, amato e soprattutto ti rende figlio di Dio.
In questi giorni sono riuscito finalmente a capire le parole di Gesù quando rivolgendosi a Marta diceva: “Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una sola c’è bisogno”, li il Signore mi ha fatto capire di quanto sia importante passare attraverso un sepolcro per prendere la parte migliore, di quanto la Sua presenza sia veramente fondamentale per il cammino dell’uomo perché Lui non cerca servitori ma veri amici. Ho riscoperto l’importanza del dono dei fratelli: ho conosciuto infatti altri ragazzi, ognuno con la propria vita e le proprie storie, ma eravamo tutti in piena comunione. In questo tempo mi sono sentito a casa, accolto e accettato per quello che sono e non avrei mai immaginato che alla fine avrei ricevuto più di quello che ho dato.
Ho capito che amare vuol dire servire e che attraverso il servizio si può amare in modo smisurato!
Torno a casa più consapevole del fatto che lasciar fare a Lui vuol dire giocarsi la vita per un amore più grande, sconfinato ed eterno!

Joele

Tutto è incominciato ai primi di gennaio quando, un po’ per curiosità e un po’ perché sentivo il bisogno di vivere un’esperienza nuova, mi sono iscritta al corso Tu sei il sogno di Dio.
Non avevo la minima idea di cosa sarebbe stato ma ho deciso di fidarmi e provare.
Sono sempre vissuta in una famiglia molto religiosa e fin da piccola sono stata abituata a partecipare alle Funzioni domenicali. Tuttavia nell’ultimo periodo mi sentivo totalmente distaccata da quella realtà, non trovavo più senso nelle parole che ascoltavo ogni domenica.
Sono arrivata ad Assisi fragile e vulnerabile, colma di infiniti dubbi.
Qui ho ascoltato parole che mi hanno cambiata, hanno ricucito ogni singolo pezzo di me.
Ho capito che noi siamo stati creati per vivere, non per noi stessi ma per gli altri. La nostra vita, così com’è, con tutte le possibili imperfezioni in realtà è un dono per chi ci sta accanto.
Ogni giorno ascoltavo parole profonde che parlavano di me, arrivavano dritte al cuore. Ho imparato che nella vita dobbiamo puntare lo sguardo sempre in alto, sempre un po’ oltre a tutto ciò che il mondo vuole farci credere. Solo così possiamo vivere all’altezza dei nostri sogni. Ho preso consapevolezza che l’amore di Dio è immenso perché non importa quanti difetti ci portiamo dentro, Lui ci ama così come siamo perché “dalla fragilità nasce sempre bellezza.”
Quella ad Assisi per me è stata “un’ avventura” fantastica nella quale sono stata in contatto con nuove persone e mi ha insegnato quanto queste siano importanti, quanto un abbraccio, un sorriso, possano ricomporci.
Sono felice di averne preso parte perché ha sicuramente segnato un punto di svolta per me e auguro a tutti di poterla vivere.
Virginia

Carissimi,

pace a tutti voi!

Qualche giorno fa è concluso il corso Tu sei il sogno di Dio!

Ringraziamo insieme il Signore per i tanti volti incontrati, le tante storie ascoltate, e soprattutto per tutte le vite che hanno ripreso nuovo slancio…

Proprio da qui, molti adolescenti si sono riappropriati del loro diritto ad osare nella vita con desideri GRANDI! Qualcuno è arrivato con il gruppo parrocchiale, altri con amici, altri contro voglia, altri ancora con l’inganno…ma tutti, nessuno escluso, portava dentro il desiderio irriducibile di una VITA PIENA!

Non siamo chiamati a restare fermi, ma a cercare, sognare, innamorarci e lasciarci amare…questo è quello che in questi giorni abbiamo cercato di trasmettere a tanti ragazzi venuti da tutta Italia!

Carissimi fratelli e sorelle, sono sr. Rosa Maria Chiara. Insieme alle mie sorelle del Monastero Santa Chiara di Paganica, un paesino alle falde del Gran Sasso nella provincia di L’aquila, vi portiamo l’augurio di San Francesco e Santa Chiara: il Signore vi dia pace!

Mi è stata chiesta una testimonianza e sono ben felice di parlarvi della fedeltà di Dio, del Suo amore misericordioso, comprendendo che quanto Egli ha pensato per me da sempre, lo ha realizzato nell’oggi della mia vita, in questo essere figlia di Santa Chiara. Come molti di voi, anche io studiavo, avevo un fidanzato, facevo sport. Tutto nella mia vita procedeva con quella normalità del “così fan tutti”; avevo tutto, o meglio, pensavo di avere tutto. Eppure il mio cuore era inquieto, cos’era che mancava? Il Signore si servì proprio di questo ragazzo per propormi di conoscerlo più a fondo attraverso gli studi teologici: questa fu la prima chiamata.

Andavo scoprendo il volto di un Dio fino ad allora sconosciuto e mi andavo sempre più innamorando della Sua bellezza. “Com’è possibile – mi dicevo – Dio ci ama a tal punto da morire in croce per noi!”.

Il mio cuore e i miei occhi si andavano trasformando: guardavo questa mia storia d’amore e la scoprivo così povera, perché senza Dio. Provavo a coinvolgere il mio ragazzo, ma Dio era per lui un intruso, anzi un antagonista, che lo minacciava perché io stavo cambiando. Comprendevo che questa vita, preziosa perché dono di Dio, era una sola, un’altra possibilità non ci sarebbe stata; e in questa vita, Dio ci chiama a ricevere il suo amore, e a spenderla per Lui. E poi tanta gratuità di Dio allargava il mio cuore e cullavo il desiderio di potermi spendere per i miei fratelli, andare in missione.

Decisi di lasciare questo ragazzo, perché con lui non potevo condividere tutto questo: Dio non era al primo posto. Conobbi i frati, e questo fu un altro incontro importante, perché attraverso loro incontrai San Francesco. Li guardavo, mi dicevo: “Questi sono sempre contenti, ma perché? Com’è possibile essere attratti tanto da Dio da lasciare tutto, farsi poveri per seguirlo?” Questo mistero era tanto affascinante, ma anche tremendo.

Con i frati ho imparato a pregare le lodi e i vespri, preghiera che mi metteva in comunione con Dio. Lasciavo lo studio per questo appuntamento con Dio tanto atteso e desiderato. Fu proprio durante questa preghiera, che il Signore rompeva i miei schemi sicuri, di essere sposa di un uomo, madre di qualche figlio e missionaria in qualche terra.

Cosa vuoi che faccia, Signore? Qual è questo progetto che tu hai pensato per me da sempre? Ho paura che tu mi possa chiedere quello che non conosco, ma ho fiducia, voglio abbandonarmi, perché sei tu il regista della mia vita, il Tuo amore mi guidi”.

Cominciai a pregare sempre di più, e nel mio cuore inquieto c’era una preghiera che risuonava continua: mostrami Signore la tua via.

In questo periodo, i frati mi invitarono ad Assisi per accompagnare degli adolescenti ad un corso e fu lì, durante il sacramento della riconciliazione, che il Signore purificò il mio sguardo e il mio cuore per vedere il suo progetto: “Segui me, percorri la stessa via tracciata da Chiara d’Assisi, lascia tutto, sii povera e ti farò ricca di me, dammi tutto il tuo cuore, il tuo corpo, e realizzerò io il progetto che ho su di te. Ti farò mia sposa, ti farò madre di una moltitudine di genti e ti manderò per il mondo intero, per mezzo dello strumento povero della preghiera. Sarò io stesso mani che accarezzano, sollevano, curano, gambe che camminano per annunciare il Vangelo. Tu sii cuore che pulsa d’amore per dare vita all’intero corpo che è la Chiesa”.

In Porziuncola, dopo aver abbandonato ogni resistenza, ho pronunciato il mio sì al Suo progetto. “Sì, sono piccola, è vero, ma questa non è opera mia, è opera Tua, Tu compirai in me questa promessa. Voglio amarti come Chiara, darti tutto, con cuore povero e libero”.

Per quel piccolo sì che la sua stessa grazia pronunciò in me, il Signore inondò il mio cuore di tanta gioia e tanta pace che compresi perché Francesco veniva chiamato pazzo: solo i pazzi, coloro che escono fuori schema, possono seguire Dio. Con la Parola, che confermava i miei passi, l’Eucarestia che nutriva il mio cammino e rendeva sempre più vero l’incontro con Gesù, il confronto con il Padre spirituale, il Signore mi donò la fraternità, le mie sorelle di Paganica, a condividere con loro il progetto di amarlo.

Non sono mai stata così libera come in clausura, perché davvero la preghiera è l’anima del mondo, che si irradia a partire dal piccolo chiostro del monastero.

Come in Maria, il Signore moltiplica la vita dentro e intorno a noi, in quanti si accostano alla grata, ed è incontro profondo con le persone, le loro storie, le loro sofferenze, e quando andiamo in coro, sia l’alba o il cuore della notte, le sorelle povere innalzano il loro canto: Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo, qui e in tutte le chiese del mondo, e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo. Ti presentiamo Signore le gioie e le sofferenze di ogni uomo; benedici, salva tutti, e accogli il desiderio di felicità che grida nel cuore di ogni uomo, perché quando l’uomo vuole essere felice, è Te, Signore, che sta cercando.

La nostra avventura di clarisse a Paganica è stata attraversata dal violento terremoto del 6 aprile 2009 che con la distruzione della città dell’Aquila ha distrutto anche il nostro Monastero. Nel crollo è morta la nostra cara Madre Maria Gemma. La sua vita è stata come il chicco di grano che caduto in terra muore per portare molto frutto. Noi siamo rimaste miracolosamente vive.

Nella perdita di ogni cosa siamo entrate nel cuore del nostro essere Sorelle Povere perché le uniche cosa che ci sono rimaste sono state quelle  più preziose: Dio, la nostra sola ricchezza, la fraternità e l’aiuto dei fratelli che si sono fatti e si fanno mani e cuore della Provvidenza di Dio che si prende cura di noi ogni giorno. Il Signore ci ha preparato una casa dono di una raccolta pubblica fatta da tanti, nel piccolo Monastero di legno dove ancora attualmente viviamo in attesa di rientrare in Monastero a conclusione dei lavori di ricostruzione. Qui continuiamo a innalzare la nostra preghiera per tutti, ad accogliere quanti bussano alla porta del Monastero in cerca di silenzio e di ascolto e a costruire, insieme con Cristo, la speranza.

A voi tutti  buon cammino! Siate certi che la nostra preghiera accompagna fin d’ora i vostri passi, i vostri sogni di felicità, Il vostro desiderio di amore, perché possiate comprendere che il solo che può realizzare le vostre aspirazioni più profonde è Cristo, Signore nostro.

 

Ciao cari fratelli, guardate le stelle, le stiamo guardando anche noi.

Puntate in alto, puntate in Dio, lì ci ritroviamo.

San Francesco e Santa Chiara vi benedicano!

 

Sr. Rosa Maria Chiara

clarissa

Carissimi buon anno a tutti!

Sono passati pochi giorni dalla bellisima festa di Capodanno passata insieme ma il ricordo dei bei momenti vissuti insieme arricchiscono i pensieri della giornata!

Il Signore è grande e lo manifesta ogni volta che gli concediamo un pezzo della nostra terra, della nostra quotidianità, per abitarla.

La festa di Capodanno è stata vissuta proprio così: cercando di lasciare a Dio lo spazio giusto per poter abitare il nostro tempo. Nell’ascolto, nella festa e nella preghiera.

Con l’augurio che ciascuno di noi possa diventare abitazione bella e gradita a Dio, la nostra fraternità del SOG vi augura un felice 2018.

Alleghiamo il video della catechesi e della messa di capodanno con alcune foto.