Giovani e missioni: tra aspettative e realtà

“ sarò nel posto giusto?”

“ avrò veramente capito il significato di missione?” “ non conosco nessuno, farò amicizia?”
Queste sono solo alcune delle domande che mi sono posta non appena ho premuto il tasto invia del mio messaggio di conferma della mia partecipazione al corso giovani e missione.
Sono Giulia e ho sempre desiderato partire per una missione, ho sempre sognato l’Africa e ho sempre sentito dentro di me una grande energia ogniqualvolta si parlasse di tutto ciò. Sono venuta a conoscenza di questa opportunità tramite alcuni amici che lo avevano frequentato qualche anno fa. Ho iniziato questo corso un freddo Venerdì di Novembre, dopo le prime presentazioni ci è stato chiesto quali fossero le nostre aspettative relative al corso.
Ero abbastanza agitata, spaventata di non essere all’altezza e di aspettarmi cose diverse dagli altri. Ti svelo un segreto: RILASSATI, non esistono aspettative sbagliate o giuste, non esistono risposte corrette e risposte errate, esistono semplicemente le TUE aspettative e soprattutto, nessuno ti giudica.

Questo corso è un viaggio dentro di te che ti permette semplicemente di capire se partire è la tua strada,
se il tuo grande desiderio può portare frutto buono. Durante questi fine settimana ho potuto sperimentare l’amicizia, la condivisione e l’ascolto. Ho potuto in più occasioni dialogare con persone che hanno fatto scelte di vita completamente opposte alle mie, confrontarsi è stato bellissimo e molto arricchente. Inoltre questo corso mi ha permesso di far crescere il mio rapporto con Lui. Nella frenesia della vita quotidiana è raro che io riesca a trovar molto tempo da dedicare a Dio.
Alla fine del ciclo di incontri, dopo essersi confrontati, i frati consegnano ai partecipanti al corso un mandato. Per quanto riguarda la mia esperienza posso dire che è stato il primo momento reale in cui ho sentito concretizzarsi qualcosa che prima era solo un sogno, un’ ipotesi, insomma qualcosa di lontano da me. In quel momento guardi i tuoi compagni di corso, di avventura e puoi leggere nei loro occhi la tua stessa agitazione, le tue stesse speranze, i tuoi stessi pensieri. Io sono stata “ affidata” alla missione in Uganda. Fino a quel giorno non sapevo quasi nulla di questa terra meravigliosa e ora, a distanza di qualche mese posso dire che è diventato uno dei miei posti del cuore.

Un grazie speciale ai frati che hanno saputo gestire questo corso in maniera meravigliosa, un grazie ad Adriana che è stata una nonna, una cuoca ed una roccia. ( che poi e diciamocelo, pizze buone come le sue difficilmente se ne trovano.. per non parlare delle zuppe calde che di inverno scaldano corpo e mente)

Un ringraziamento anche ai miei compagni di avventura e soprattutto a Chiara: mia compagna di missione in Uganda.
Il ringraziamento più grande però va a Lui, senza il quale nulla sarebbe possibile.

Giulia.

“Il Figlio di Dio si è fatto nostra Via e questa,

con la parola e l’esempio,

ci mostrò e indicò il nostro beato padre Francesco”

santa Chiara d’Assisi

Da qualche mese è online il nuovo sito internet ufficiale della Federazione S.Chiara dei Monasteri delle Clarisse di Umbria, Sardegna e Trentino. La Federazione comprende in realtà altri monasteri sparsi in Italia e all’estero: Attimis in Friuli, Firenze e Lucca in Toscana, Scigliano in Calabria, Cademario in Svizzera, Gerusalemme in Terra Santa.

In particolar modo vi segnaliamo la sezione con le iniziative per GIOVANI dove è possibile trovare date per Ritiri, incontri, momenti di preghiera…

 

 

 

 

Carissimi, vi invitiamo

alla Domus Pacis di S. Maria degli Angeli, domenica 29 settembre alle ore 17, per la presentazione della biografia di Marianna Boccolini (1992-2010), una giovane narnese che, dopo la sua improvvisa scomparsa nell’estate del 2010, ha attirato l’attenzione di molti per la profondità dei suoi scritti, la sua sapienza e gioia di vivere, la capacità di vivere relazioni improntate alla passione per la verità, la compassione, l’amore agli emarginati e la fede nel Signore. La biografia, scritta da p. Massimo Reschiglian, raccoglie testi – alcuni inediti – tratti dai suoi scritti più intimi e testimonianze dirette di amici, educatori e conoscenti, che la ritraggono come giovane innamorata della vita, che ama “non pretendendo di essere amata”, convinta, come lei tessa afferma, che “la pace, la gioia, la bontà inizia nei piccoli luoghi, inizia da noi”, e che “saper guardare le piccole cose con attenzione apprezzandole ognuna come un grande dono di Dio, così come saper guardare alle grandi cose della vita, non potrà che condurre lontano, nel Regno dei cieli”.

Nelle parole dell’autore: “È una storia che vale la pena di raccontare, una luce che non può rimanere nascosta e che vorrei tanto arrivasse al cuore dei giovani, come una lettera d’amore scritta da una loro coetanea, che ha trovato nell’Amore – vissuto nelle ordinarie circostanze della vita e nella semplicità delle relazioni – la risposta alle domande più profonde, ai desideri più grandi, ai dubbi e alle amarezze che inquietano e a volte sfregiano per sempre l’esistenza di tanti giovani”. Come afferma Papa Francesco: “Sapete qual è lo strumento migliore per evangelizzare i giovani? Un altro giovane”.

 

 

Carissimi pace a tutti voi!

Anche quest’anno desideriamo vivere nei giorni che precedono la festa di San Francesco un’esperienza di pellegrinaggio, percorrendo il tragitto che il corpo del santo fece dalla Porziuncola ad Assisi.

Il pellegrinaggio inizierà nel tardo pomeriggio del 28 settembre con l’accoglienza alla Domus Pacis ed una catechesi introduttiva. Partiremo tutti insieme dalla Porziuncola per raggiungere in tarda serata il santuario di San Damiano, dove vivremo un momento di ascolto e testimonianza. Poi proseguiremo silenziosamente verso la basilica di San Francesco per un momento di preghiera sulla tomba del santo. Così terminerà il nostro pellegrinaggio e torneremo nei luoghi dove siamo stati accolti.

Quest’anno in occasione degli 800 anni dell’incontro tra San Francesco e il Sultano, la tematica riguarderà l’incontro con l’altro e il diverso.

Per qualsiasi informazione scrivici all’indirizzo email: corsifratiassisi@gmail.com .

NB: Le iscrizioni si effettuano solo telefonicamente al numero 075.8051528 

 

Il Signore vi dia pace!

Hic. Qui. Quante volte rimbomba questa parola in Terra Santa: in ogni luogo a ricordarci qualche grande avvenimento e farci scoprire una parte di noi. Hic, qui, il Signore ha fatto qualcosa per me. Hic, qui, il Signore ha compiuto qualcosa dentro me.

Un pellegrinaggio, si sa, è metafora della vita. Ci si mette in cammino perché è un’esperienza che coinvolge tutto di te, magari in cerca di risposte a qualcosa che si sta vivendo, magari per imparare qualcosa, uscire da sé stessi ed entrare in qualcosa di più grande. Il mio cammino personale era cominciato un po’ di tempo prima, in cerca di risposte a qualche tempesta improvvisa che in breve tempo aveva devastato tutte le mie sicurezze, tutte le mie certezze che credevo di essermi costruito negli anni, lasciandomi deluso dalla vita, dagli affetti, dall’amore, dalla famiglia. Una serie di avvenimenti che mi avevano lasciato in eredità un cuore di pietra, freddo, insensibile, apatico. Ma per mia fortuna non ho mai smesso di interrogare il Signore di tutte quelle croci che mi sembravano così ingiuste e così, di fronte alle difficoltà, mi ha detto di ripartire verso le profondità… ecco che è arrivata, come un dono grande, la proposta della Terra Santa.

Sentivo dire dai frati che si va in Terra Santa per ricevere un cuore di carne, cioè imparare ad amare come Lui ci ama. Chiedevano: ma tu il cuore di carne lo vuoi veramente o stai comodo col tuo cuore di pietra? Ero davvero sfiduciato e, forse, spaventato… Eppure, sentivo forte dentro di me il desiderio di partire. Come se Dio mi stesse chiamando là, per fare verità, là forse avrei trovato qualche spiegazione; come se le mille tempeste che erano arrivate all’improvviso nella mia vita dovessero condurmi là, per vedere di persona tutto ciò che Dio aveva fatto e preparato per me.

Sono salito a Gerusalemme per poter entrare nel Suo Santo Sepolcro, toccare il fondo e uscirne rinato. Per concludere questo percorso nelle profondità di me stesso. Sono arrivato a Gerusalemme, dopo la mia piccola Via Dolorosa, per risorgere, per crescere. Sono andato là per tornare a credere nell’amore. Per tornare non più frammentato, non più insipido. Sono andato là intenzionato ad offrirgli quel mio cuore ferito, indurito, spaventato. Per chiedergli di accoglierlo e donarmene uno di carne, pulsante, pur con le cicatrici. Sono salito a Gerusalemme per rendere grazie al Signore per essersi inventato ogni modo per condurmi a Lui e per la vita nuova che già mi dona.

Prima di partire avevo paura di non essere pronto a un viaggio di questa portata, paura che non sarei stato in grado di provare abbastanza emozioni, di cogliere tutto. Che ci vuoi fare, la mia mente vorrebbe sempre calcolare tutto, poverina… Non è ancora abituata al fatto che Dio non fa mancare nulla.

E infatti là il Signore mi ha fatto sperimentare mille emozioni, tutte quelle che l’uomo è in grado di provare nella sua umanità e spiritualità. Là ha stimolato ogni mio senso, ogni mia capacità di venire a contatto con il mondo esterno e con il mio mondo interno. Mille colori, mille profumi, mille sguardi, sorrisi, volti. Culture e costumi diversi, etnie diverse, fedi, età, storie diverse. Ma la stessa terra, la stessa umanità. La stessa ricerca di un qualcosa di alto, di potente, di totalizzante. Mille contraddizioni, mille conflitti, mille tensioni. Eppure una bellezza misteriosa avvolge quel fazzoletto di terra e la città di Gerusalemme. Il suo fascino assale completamente: veramente santa è quella città. Un crogiolo di anime riunite al centro del mondo. Ti rendi conto di quanto sia vasto il mondo e la cosa meravigliosa è che ne fai parte anche tu, io! In quella realtà complessa e affascinante ogni posto ha qualcosa di speciale. Abbiamo un Dio che ci vizia alla bellezza, alla grandezza. Viene la tentazione di rimanere lì, a contemplare quei luoghi santi, di non discendere più, come gli apostoli sul Tabor, stupefatti di cotanta bellezza. Tutto profuma di Dio. Il paesaggio trasuda immensità. E ti senti amato nella tua piccolezza. Come rimanere indifferenti, ad esempio, a Nazareth, dove tutto ha avuto inizio? Di fronte alla casa di Maria, il posto in cui Dio, grazie al Sì di una ragazzina, ha deciso di entrare nella storia dell’uomo e farne una storia di salvezza? Che mistero, che umiltà, che potenza. Come rimanere impassibili nel deserto, luogo non di solitudine, ma di compagnia perfetta, intima con Dio, dove ci parla diretto al cuore? E poi Betlemme, da cui Dio accorcia definitivamente le distanze dall’uomo. Noi che ci emozioniamo davanti alle case natali dei personaggi illustri, come non emozionarsi davanti al luogo natio della persona che più ci ha amato al mondo donandoci la sua vita? Come non sentire i battiti a mille in quella grotta? E proprio da lì, a Betlemme, in Palestina, nel posto a me più inimmaginabile, mi è capitato anche di dover fare un colloquio via Skype (e essere preso!) per un posto di lavoro che tanto sognavo. Come non sentirsi inondato di gratitudine il cuore? Le parole non bastano a descrivere la grazia di quei luoghi.

Ma il luogo che più mi rimane nel cuore, il mio santuario, è il Lago di Tiberiade (Lc 5, 1-11). Sono rimasto affascinato dalla figura di Pietro, uomo del fallimento. Proprio nel momento del suo fallimento entra Gesù: non lo consola dopo la pesca andata male, ma dice di riprovare, di gettare nuovamente le reti. Non obbedire ai tuoi fallimenti, obbedisci alla proposta di Dio. Nelle delusioni, nelle debolezze, non disperare: Dio è alla riva che ti aspetta. Rimane certo la fatica, ma nel cuore non c’è più l’amarezza. Gesù non ti chiede di fare cose che non sai fare, di cui non sei capace. Ti chiede solo di farle con la consapevolezza, d’ora in poi, che Lui è con te. Quelle tempeste non le ha mandate a caso. Povero e ingenuo me, quando volevo capire nel frastuono. Mi ha fatto fallire per avvicinarmi a Lui, come ha fatto con Pietro; ha fatto in modo che in me si creasse una spaccatura per entrare nel mio cuore e donarmi una gioia nuova, ancor più piena. Allora impari a rileggere la tua vita e a domandarti: a quale amore più grande mi sta chiamando Dio? Dove mi sta chiedendo di gettare nuovamente le reti? L’importante è avere fiducia.

Veramente santo è quel viaggio. Là, in quella Terra, ho veduto l’amore di Dio per l’uomo, per me; ho capito cosa desidera da ogni uomo, quale vuole sia la sua missione verso l’altro. Mi ha fatto vedere che l’amore può vincere, mi ha mostrato che veramente sono amato e che grandi cose in me può fare il Signore. Davvero è stato un viaggio pieno di vita. E la cosa buffa è che tutto ruota intorno a un sepolcro, una tomba. Vuota! Sconvolgente. Arrivi nel luogo culmine di tutta la religione cristiana, al Suo Sepolcro, e nello spaesamento più totale realizzi che veramente il Signore non è più lì. Nel posto in cui più pensi di trovarlo, di sentirlo, Lui non c’è. Cristo è risorto, è veramente risorto! E capisci allora che non si risorge se salti la tua croce: non può esistere Pasqua senza Venerdì Santo. Se hai il coraggio di andare oltre il calvario e di entrare nel tuo sepolcro scoprirai che è vuoto. Non c’è più sconfitta, solo vita. Da quel Sepolcro mi sento rinato, da quel Sepolcro ho dato senso e compimento alle mie croci. E le benedico quelle croci, perché senza di esse la mia conoscenza dell’amore vero sarebbe limitata. Quanto mi hanno fatto crescere quelle croci! E quanto bene hanno fatto alla mia fede. Dal buio più totale di un annetto fa al sorriso gioioso che niente e nessuno riesce a togliermi adesso. Sono entrato a Gerusalemme col desiderio di essere guarito, desideroso di mangiare la mia Pasqua, il mio cambiamento, con il Signore. Credo di esserne uscito dalla porta di chi ha rimparato a credere nell’amore, dopo le ferite e le delusioni familiari e affettive, perché ha veduto l’amore vero.

Ma la parte più difficile, come sempre, è il ritorno al quotidiano, nella mia Galilea. Sono tornato a casa con tante domande, forse più di quante ne avevo prima di partire, e qualche dubbio su cui far discernimento. Troppo amore mi ha confuso le idee. E quando arriva l’amore di Dio ti senti trafiggere il cuore. Come fai a tacere l’amore che ti ha salvato? Dio non cancella mai i tuoi sogni, li amplifica. Finora non ci avevo capito niente.  Spero di riuscire ad emanare la luce propria che scaturisce da chi Lo ha incontrato e che profumi di vita, portando gioia ovunque sia con un sorriso da risorto sulle labbra. Perché questo sono: un risorto in Lui. E getterò nuovamente la rete, fosse anche a destra o nella maniera più assurda che mi indicherà, fiducioso che il raccolto sarà abbondante. Possa essere il mio obiettivo quotidiano quello di far diventare il suolo che calpesto ogni giorno terra santa, perché hic, qui, sia il Vangelo. Affido a Dio la mia giovane vita: che io sappia ascoltare e fare la sua Volontà senza paura. Perché dopo aver sperimentato tanta pienezza non ci si può più fare sconti, non ci si può più accontentare del superfluo e si deve avere il coraggio, quando necessario, di dirsi “tutto qui?” per poi prendere il largo, verso orizzonti più alti. Non mi resta che continuare il cammino e vedere: sarà bello scoprire cosa si è inventato per farmi strumento del Suo amore.

Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. (Sal 136)

Sabino

Dopo l’esperienza molto positiva di questi anni, viene riproposto il “master di Pastorale Vocazionale” rivolto a sacerdoti e religiosi/e che svolgono il ministero del discernimento e dell’accompagnamento vocazionale. Il Corso si terrà a Santa Maria degli Angeli, presso la Domus Pacis e si articolerà in tre settimane.

QUI TUTTE LE INFO

Sono due occhi e un volto a salvarti.

Gli occhi che hanno salvato me sono neri, hanno la dolcezza profonda di un velluto, e ridono, buoni e mansueti. Ridono come non ho mai visto ridere nessuno, né niente. Hanno la luce di una fiducia che straripa, e brillano di una gioia che rapisce e incanta. E che commuove.

Ad Assisi la Grazia si è rivelata a me come in un colpo di fulmine, negli occhi una ragazza emiliana.

Mi hanno accolta, smarrita – io ero morta, e non lo sapevo – al mio arrivo, nei corridoi della Domus. Eravamo cinque in camera, ma lei era stata messa lì per me. Aveva un dono per me, lei era una Parola di Dio per me: è stato chiaro dal primo istante, e lo ha confermato solo l’ultimo giorno, raccontandomi nel sorriso, un attimo prima di salutarci, la storia dell’Amore che dalla morte l’aveva portata alla vita. Intanto, era stato l’Amore stesso a prendermi per mano, e a mostrarmi la gabbia – la tomba – dentro la quale mi ero rinchiusa da sola. E l’Amore ha iniziato a tirare fuori anche me.

Perché di Amore si tratta, sempre, e l’Amore – che è il nome che Dio vuole per sé – lo sapeva che nessun altro linguaggio io avrei compreso, e quindi con l’amore mi ha incantata per portarmi alla vita. È stato un amore a parlarmi di Assisi. Un amore piccolo, umano e sbagliato, dal quale mi ero lasciata fare un male enorme: gliel’ho permesso io, di trattarmi come se fossi niente, perché io niente credevo di essere. Eppure – che fantasia che ha il Signore – è stato quell’amore a senso unico a mettere in me la curiosità di Lui. Tante e tante volte, da sempre, l’annuncio di questo Amore grande aveva cercato ogni strada per raggiungermi, io lo vedevo, ma sempre gli ero sfuggita, perché pretendevo caparbia di potercela fare da me, di salvarmi da sola. E nessuno si salva da solo. Il Signore ha cercato di dirmelo in ogni modo: alla fine me lo ha fatto dire da un uomo che io amavo, non riamata. E allora, per amore, ho creduto. Lui mi ha lasciata, ovviamente – è la storia più vecchia del mondo – ma non è per la delusione che ho cercato aiuto in Assisi, non era il miracolo che volevo: ero sola, sì, ma il seme di questa curiosità si era scavato un posto nel buio in cui annaspavo, e pur credendomi pazza ho deciso di partire per quel posto dove l’uomo al quale elemosinavo un amore che non voleva darmi diceva di volermi portare. Non mi ci ha portata: mi ha portata in vacanza, e mi ha lasciata lì. Di punto in bianco, come Teseo con Arianna. Con le ossa rotte e il cuore a pezzi, ho però seguito la strada che diceva di voler dividere con me, e ora so che lui era la persona sbagliata, ma questa era la strada giusta. E sono così felice di aver preso questa gigantesca batosta, è stata la mia fortuna.

Ero persa, mi ero persa: ero in alto mare e stavo per affogare. Mi tremavano perfino gli occhi, mi tremava la voce, non riuscivo a sostenere la vita, non volevo farlo, mi nascondevo anche a me stessa, murandomi viva dentro una tomba. Al buio, e ferma, da mesi: non lavoravo più, non uscivo più, non volevo nessuno, né niente. Non so cosa stessi aspettando, forse che la morte passasse a prendermi, confermandomi finalmente che io a niente servivo. Ora so che un nemico, dentro, mi stava consumando le ossa. Banchettava di me. Non stavo vivendo, avevo abdicato alla regalità che appartiene a ciascuno perché ognuno è figlio di Re: avevo rinunciato alla mia eredità, convinta di non meritarla, e mi ero rinchiusa, letteralmente, da viva in una bara. Fuori la vita, fuori ogni tentativo, fuori tutti. La prigioniera ero io. E anche l’aguzzino.

Ho chiesto amore dove non c’era, ho mendicato vita a chi non voleva darmene, ho sepolto i miei talenti e la mia bellezza vivendo da esule, bestemmiando le benedizioni che io ho. Avevo bisogno di una sveglia potente, e l’ho avuta: appena arrivata al corso, la prima Parola annunciata, parlava di me. Mi ha accolta il Vangelo della Samaritana: una donna sfiduciata e persa, oppressa dal peso di aver fallito nell’amore, e quindi nella vita. Una donna che si nasconde, per vergogna e per tristezza. È il Signore della Vita a cercarla, cerca proprio lei, esce di strada per trovarla, fa un giro assurdo, in un tempo sbagliato, con la scusa non credibile di cercare acqua nel deserto, Lui che è il padrone dell’acqua viva. Lo stupore commosso e grato della straniera toccata dalla grazia e dalla speranza è stato il mio. Mai ho pianto tanto, e mai ho riso tanto, come durante i cinque giorni del corso Vocazionale. Ogni cosa, ora lo so, era stata pensata per me. Tutto ciò che era stato storto nella mia vita, e incompleto, e insufficiente, è stato ordinato perché da quel ceppo morto tornasse a nascere la vita. Ogni deviazione è diventata strada maestra, ogni ferita un’occasione: Lui non ha bisogno di fare nuove cose, preferisce fare nuove tutte le cose.

 

E no, nessuna magia è successa: nessuno pensi che con un passaggio in Porziuncola si possano trovare d’incanto le cose che mancano nelle vite di ognuno. Non ci sono contratti a tempo indeterminato tra quelle mura, né mariti, né mogli, né case, né posti fissi, né figli, né pane, né lauree: perché trovare quello che è in nostro potere trovare spetta a noi e al nostro impegno.
Ora sono in cammino, non posso nemmeno dire di aver imparato ad amarmi la metà di quanto Lui mi ama, né di aver messo ordine in tutti i casini che ho nella testa e nel cuore, ma finalmente so che se anche anche cadessi cento volte – e cadrò – il sorriso benevolo di un Padre mi tenderà la mano perché io torni a stare dritta sulle mie gambe. E a correre, perché se posso, devo farlo. In quei pochi metri quadrati di pietra c’è il Perdono, e c’è la strada verso la Vita. C’è davvero.

 

Amelia

2018 – XXXVIII Marcia Francescana – Gruppo Umbria-Sardegna
CON UN NOME NUOVO

Questo Corso, per sole coppie di fidanzati, vuole aiutare le coppie a vivere la loro preparazione al sacramento delle nozze, sia attraverso catechesi bibliche, sia attraverso la vita e l’esempio di Chiara Corbella Petrillo, una donna che ha saputo conciliare la sua esperienza di fede con quella di un fidanzamento cristiano, e in seguito col suo essere sposa e madre.

Si svolge presso la Casa di accoglienza francescana “Domus Pacis Assisi” a S. Maria degli Angeli, in Assisi. Il Corso inizia con accoglienza a partire dalle ore 15 del venerdì; il primo incontro sarà intorno alle ore 18. Il Corso terminerà la domenica dopo il pranzo.

Per info e iscrizioni info@domuspacis.it

Carissimi ecco a voi alcuni dei video del Capodanno 2019 “Ne vale la gioia”