Un po’ sapevo il perché dell’essermi sentita proporre la missione: per cercare di restituire e solidificare il tanto ricevuto in questo anno e mezzo di cammino, tirare fuori tutte le cose incamerate, passare da una teoria a una pratica, una “ciccia”.
Un altro banco di prova per affidarsi, e crescere. Ma non potevo immaginare il come tutto questo sarebbe avvenuto. Ogni volta la Sua pedagogia riesce a stupirmi, e niente è come potevo aspettarmi. Chi si aspettava quanto la richiesta di “spendermi”, fisicamente e interiormente, espormi, affidarmi, obbedire, mi avrebbe messo a contatto con i miei limiti, le mie resistenze? Ma proprio grazie alle fatiche, alla presa di contatto con tante piccole e grandi povertà mi ha aiutato a sperimentare davvero che si può dare solo se prima si è centrati in qualcosa di più grande, in Qualcuno di più grande, da cui andare a cercare l’energia e la forza.
È stato un continuo movimento alternato tra ricevere e restituire. Non scorderò mai i volti incontrati, le speranze, a volte disattese, altre volte attese contro ogni aspettativa, di riuscire a parlare al cuore dei ragazzi che incontravamo; non scorderò mai le difficoltà di lanciare con tanto impegno un seme, ben consapevole che non ne avremmo visto necessariamente il frutto. E quanto era chiaro e limpido, in quei momenti, che a fare queste cose non potevi essere tu, ma che davvero la leva dell’azione non era fuori da noi. Ciò che veniva chiesto era solo essere disponibili a lasciar passare qualcosa, a farsi trasformare in regalo. Soprattutto quando ne hai meno voglia e meno forza, quello è il momento per passare dall’io a un Tu, che ti porta a tanti piccoli tu da incontrare.
Il condividere l’impegno con tanti fratelli, il vedersi impegnati in uno stesso progetto, spesi in una stessa fatica, insieme, è stato bellissimo. Dalla sveglia in camera, alla preghiera, alle testimonianze nelle classi, ai balletti per strada, ai piccoli servizi organizzativi. Tutte parti necessarie per il corpo della giornata, nulla è tralasciabile, ogni cosa ha il suo posto nei nostri cuori, come cosa ricevuta ancor prima che data.
E’ bello rendersi conto come ogni seme gettato e curato, sta dando frutto prima di tutto in me. Rivedermi nelle seti e nelle domande di quei ragazzi che incontravamo è stato uno specchio per ripercorrere il tempo in cui ero diversa, chiusa in qualche idea piccola di me stessa; e il portare un annuncio di bellezza e di nuova possibilità, è stato come un riceverlo di nuovo, come se mi sentissi offrire ancora la possibilità di ribadire quel si: si, voglio di più, non mi basta ciò che ho, voglio il tutto, lo “strano” e il fuori schema che mi state offrendo!
Ecco cosa molti di noi si portano a casa dalla missione, non un qualcosa che abbiamo offerto, ma il nostro desiderio rinfiammato, la nostra ricerca rimessa in gioco, il nostro cammino rinvigorito. Questo per me ha significato portare e testimoniare un pezzettino della mia storia, questo ho ricevuto dai fratelli e compagni di avventura che hanno fatto lo stesso, dai ragazzi che si sono lasciati interrogare: tanti schemi rotti, tante sorprese, tanti incontri belli e pieni.
Di nuovo, torno a casa con tanto stupore, tanta gioia, e con un grande grazie stampato nel cuore.
Ludovica
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