Entrambi siamo già stati marciatori e abbiamo sperimentato l’incontro con la Misericordia del Padre nelle nostre storie personali, in questa 41esima Marcia Francescana abbiamo camminato insieme nella strada che il Signore aveva tracciato per noi come coppia nonostante ognuno di noi avesse le sue domande, le sue preoccupazioni e le sue aspettative. Nonostante il nostro essere arrivati qui insieme, abbiamo provato a vivere questo servizio come figlio e figlia di Dio senza ritagliarci troppo tempo per noi ma decidendo, di comune accordo, di scegliere un momento durante la giornata per poter condividere il nostro vissuto giornaliero. Nel pieno dell’innamoramento ci sembrava una follia, l’ennesima occasione per poter scommettere sulla bontà del Signore. A nostro parere la marcia francescana resta la cornice perfetta per questo tipo di scommesse.

A differenza di quanto ci aspettassimo, il nostro essere al servizio è stato come vivere una vera e propria “marcia nella marcia”. È stata un’esperienza stancante e intensa per entrambi. Con il passare dei giorni la grazia di Dio illuminava la nostra strada facendosi spazio nei nostri cuori, lasciandoci scoprire i desideri più profondi. Così facendo la stanchezza dovuta alle poche ore di sonno e le nostre reciproche preoccupazioni hanno ceduto il passo alla preghiera semplice e autentica. Ci siamo chiesti più volte in che modo stessimo davanti al Signore, in che modo, unico e personale, potessimo rispondere alla sua chiamata all’amore e alla vita piena. La risposta è arrivata per entrambi durante tutta la marcia, in ogni tappa i nostri cuori abbassavano le loro difese. Abbiamo scoperto che il servizio al prossimo è come uno specchio che permette al cuore di rivelare in che modo è chiamato ad amare Dio e l’altro, nonostante le tante contraddizioni che ognuno di noi può vive. Abbiamo scoperto che il nostro desiderio profondo è quello di stare con Dio immersi nell’entusiasmo dei frati e delle suore, negli abbracci dei fratelli e delle sorelle che il Signore ci ha messo accanto. Ci siamo resi conto con grande gioia che quel momento di verifica giornaliera in cui ci ritrovavamo insieme come coppia per condividere i nostri vissuti era un luogo privilegiato per restare cuore a cuore con Lui.

Rivivendo le tappe della marcia abbiamo avuto modo di ringraziare il Signore per le opere grandiose che ha compiuto nelle nostre storie personali ancor prima di essere una coppia. Abbiamo imparato che la nostra chiamata personale è una storia vocazionale che passa per i tanti “oggi” della nostra vita, come il desiderio di voler camminare insieme nel “qui e ora” verso la Porziuncola, verso il Paradiso. E’ stata una gioia immensa quando davanti alla Basilica di Santa Maria degli Angeli ci siamo confrontati e abbiamo riscoperto in entrambi lo stesso desiderio di entrare in Porziuncola insieme, mano nella mano. Arrivati in Porziuncola la gioia che abbiamo provato passando per quel piccolo pezzo di paradiso è stata la somma dei tanti momenti di grazia vissuti negli anni e nei giorni precedenti, ricordando tutti i momenti di grazia e di fraternità vissuti nella nostra esperienza di guastatori e di marciatori. Siamo entrati in Porziuncola con il cuore trasformato ancora una volta dalla Misericordia che non smette mai di stupirci. Ci siamo ritrovati cambiati da un passaggio molto concreto del Signore che si e manifestato in determinati sguardi, parole, gesti e azioni ben precise di alcuni fratelli e sorelle con cui abbiamo condiviso questa esperienza.

Abbiamo intrapreso questa esperienza con la certezza che questa nostra relazione rappresenta un “oggi” delle nostre storie vocazionali, un preciso modo di stare davanti a Dio. Permettere a Dio di entrare in una relazione significa scoprire attraverso di Lui che l’Amore è il contrario del possesso e che lo Spirito Santo è il motore, l’alimento e il custode della nostra relazione indipendentemente dalla nostra vicinanza, perché l’altro è la Sua occasione per entrare in casa mia oggi (Lc 19, 5). Una nostra amica guastatrice, sposata da qualche anno, ci ha confidato che in un matrimonio “se si cammina in Tre è una bella marcia in più”. Ci è sembrato un’indicazione preziosa per proseguire il cammino di verifica della nostra chiamata verso il Paradiso.

Insomma, dopo una marcia a cui abbiamo partecipato da marciatori, questa seconda marcia a cui abbiamo partecipato da guastatori, questa esperienza di Dio ci lascia “una marcia in più”, una terza marcia.

GIOVANNI E CATERINA

Sono partita per questa Marcia con la paura di non poter resistere fisicamente e di ritornare a casa più stanca di come sono partita, ma qui sul treno di ritorno devo smentirmi.

Nella condivisione in gruppi prevista nella giornata di ritiro della marcia, che si è svolta presso l’Isola Maggiore, siamo stati chiamati a esprimere le motivazioni che ci hanno spinto a partecipare, in quel momento ho condiviso la mia motivazione era il ringraziamento, il desiderio di ringraziare il Signore per tutti i suoi doni e per chiedere la grazia di imparare a perdonare. Con il passare dei giorni ho avuto la certezza che il Signore non aveva finito le sue opere nella mia vita, contrariamente a ciò che pensavo prima della mia partenza. Questa presa di coscienza mi ha spinto a ringraziare più volte il Signore che nei giorni successivi ha continuato a elargire con generosità i suoi doni. Dio, infinitamente buono non smette mai di dare ai suoi figli che gli chiedono di operare nelle loro vite.

In particolare una catechesi collocata in un momento di preghiera incentrato sulla benedizione del proprio corpo è stata fondamentale per “chiudere il cerchio”. Durante questa preghiera un frate ci ha invitato a toccare la parte del corpo che non avevamo ancora accettato, in quel momento ho avuto la consapevolezza che le mie imperfezioni non sono difetti di fabbrica, ma il Signore mi ha creata e pensata così dall’eternità. Egli non rinnega nulla di me, mi ha creata come una meraviglia stupenda ai suoi occhi, fatta a sua immagine somiglianza. Quella ferita che portavo con me fin dal mio arrivo ad Assisi per frequentare i corsi del SOG è stata guarita grazie alle parole d’amore e di benedizione che ho sentito pronunciare su di me durante il momento di preghiera che mi ha aiutata a porre la parola fine a tutti i pensieri screditanti. Il Signore quel giorno ha posto su di me la sua misericordia.

Con il passare dei giorni abbiamo continuato a marciare, ho sperimentato la misericordia di Dio che mi ha fatta sentire in maniera nitida e distinta figlia amata nonostante tutti i miei sbagli, una vera e propria coccola da parte del Padre. Il cammino è stato lungo accompagnato dal momento di silenzio mattutino che si è rivelato un aiuto fondamentale per la mia giornata, un vero risveglio nonché un momento in cui ho potuto pregare per tutte le persone che ho portato nel cuore. I volti incontrati nel cammino e le storie ascoltate mi hanno aiutato a ripercorrere il cammino di questi ultimi anni. Abbiamo ripreso a marciare il 1 agosto dopo il giorno dedicato alle confessioni, la Porziuncola si avvicinava sempre di più.

Il 2 agosto è arrivato il giorno del Perdono di Assisi e per un momento durante la marcia ho pensato di non riuscire ad arrivare con le mie gambe alla Porziuncola a causa del dolore alla caviglia, invece mi sbagliavo. Mentre ci avvicinavamo alla Basilica mi sono lasciata prendere dalla nostalgia, ma il Signore ha preso questo mio limite per aprire il mio cuore, farsi largo e parlarmi. Alla vista della cupola della Basilica mi è tornato alla mente il ricordo della prima volta che sono arrivata in Porziuncola e continuavo a ripetermi che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci sarei arrivata con il SOG, essendo ormai giunta al termine del mio cammino di discernimento vocazionale. Pensavo ininterrottamente: «Ora arrivo alla Porziuncola e poi riparto». Fino a quando il Signore mi ha messo nel cuore le parole: «Va’ e ripara la mia casa». Da quel momento ho capito che non solo Dio mi chiamava a non essere più la stessa Benedetta, ma che io stessa non volevo esserlo, non voglio più esserlo.

Torno a casa più grata di quando sono partita, con gli occhi e il cuore colmi della Provvidenza che il Signore mi ha dato di sperimentare in questo pellegrinaggio che non è solo un’esperienza, ma è un pezzo di vita da cui ripartire.

Benedetta

È questo il ritornello del brano “De gloria en gloria” tratto da Gal 2,20 che ci ha accompagnato in questa XLI marcia francescana, ed è ciò che abbiamo provato come guastatori, ma partiamo dall’inizio.

Il desiderio di guastare è nato alla fine della marcia a cui ho partecipato lo scorso anno grazie alla gioia e all’amore che i guastatori ci avevano trasmesso. Volevo dunque ricambiare a mia volta, è stato per me provvidenziale ritrovarmi il 24 luglio a Santa Maria degli Angeli per iniziare questa avventura, pur non conoscendo a pieno in cosa consistesse.

Il brano di Vangelo che ci è stato proposto dal frate responsabile dei guastatori è stato quello dell’Annunciazione riletto alla luce di tre Parole chiave: Eccomi, Rallegrati e Disarmami/Disarmali.

Queste tre parole si sono rivelate vere e presenti durante i dieci giorni del servizio. Ci siamo infatti dovuti presentare agli altri così come eravamo veramente, ci siamo rallegrati (Eviva! Cit) dentro le difficoltà e nella stanchezza quotidiana  e così facendo il Signore ci ha permesso di abbattere le nostre barriere e quelle dei marciatori, rendendoci e rendendoli bisognosi dell’amore del Signore e dell’amore altrui.

Il timore con cui sono partita è stato quello di non sapere come poter amare le persone a me vicine. Il servizio mi ha fatto comprendere che è proprio servendo che posso amare sperimentando che il soggetto che ama non sono io, ma è il Signore che usa me come tramite per avere cura degli altri. Questa consapevolezza unita all’esperienza fraterna vissuta con gli altri ragazzi del servizio ha fatto si che io mi sentissi ricolmata di Amore e Gioia vera.

Grazie a questo essere “ricolma” della sua grazia il sorriso e l’allegria non risultavano artificiosi ma del tutto spontanei, la stanchezza non si percepiva perché il desiderio di accogliere i marciatori e di camminare tutti insieme verso il perdono e il Paradiso risultava essere più grande di ogni fatica.

In questi dieci giorni ho sperimentato la bellezza di essere me stessa, di essere famiglia insieme ai guastatori, ai frati e alle suore, di abbandonarmi all’amore, alla provvidenza e alla misericordia del Padre.

“Avvenga per me secondo la tua Parola” (Lc 1,38) è quindi la Parola del brano dell’Annunciazione (come quelle consegnateci all’inizio) che sento mia alla fine di questa esperienza.

L’arrivo in Porziuncola il 2 agosto mano nella mano con i fratelli e con il cuore colmo di amore è stato davvero come sentire il Signore pronunciare a tutti noi queste parole: “Oggi con me in Paradiso!”

SERENA AIMASSO

E’ proprio vero che arriva un momento in cui puoi dire di aver fatto un Incontro. Me lo ripetevano; ‘ma che vorrà mai dire?’, mi chiedevo. Alla meglio, saranno suggestioni. Sono sempre stato affamato di Pienezza. Davvero, ho sempre cercato solo Lei. Temendo più di ogni altra cosa di vivere una vita ‘normale’, negli schemi. Per lungo tempo non ho messo mai in dubbio che tale suddetta Pienezza sarebbe stata soddisfatta dallo studio e da lui solo, strumento ottimo per affermarsi, guadagnare ottimamente, e fare anche tanto bene in questo mondo. E Null’altro. Ne ero così sicuro!!! E in questa luce, che senso ha qualsiasi altra cosa che non sia il dio studio? Perché dovrei ricercare altro – di qualsiasi cosa si tratti – se la sola chiave della pienezza è fuori di me, in un dio che mi vuole performante quanto più possibile? E ci vuole poco che il discorso diventi estremo, fino all’annullamento stesso del sé. Non c’è bisogno neppure di me stesso: non c’è più nessun io qui. Che tristezza. Chiaramente il corpo si ribellava, e più volevo servire in catene questo dio, meno riuscivo a farlo. E questo era motivo di grandi sofferenze. E perseveravo in questa lotta idolàtra, convinto che prima o poi ‘sarei riuscito ad annullarmi’ per questa pienezza, non avevo capito nulla!

E’ vero che molti, se non tutti, hanno le proprie ossessioni, testimoni della capacità che abbiamo di costruirci delle nostre personali misure, ma per cosa? Cosa spinge il nostro agire? Be’, consapevolmente o meno, ci facciamo delle domande. Sono queste che trainano tutto il nostro essere per la nostra direzione. Lungo la strada di Qualcosa che davvero Desideriamo. E che tu sia il primo ministro, o che tu ti ritenga poco adatto al lavoro logico mentale, è uguale: perché le domande di cui parlo sono di una natura molto più sottile. Appartengono al nostro stesso essere: sono radicate in noi. Le grandi Questioni dello Spirito, le brame dell’Anima, che tu stesso, in qualsiasi momento della tua vita, puoi Ascoltare, se te lo permetti. Quelle stesse di cui hai paura magari, perché ti vogliono ricordare che sei fatto per molto di più! Io non le ho ascoltate per anni: ero diventato un maestro nel soffocare quest’intelligenza divina in me che chiedeva solo di parlarmi, per guidarmi lungo la strada. La mente logica non può arrivarci.

Ma il Signore ci ha dato molto, molto di più che la sola logica a cui affidarci. Non posso dimenticare che sono in sala operatoria durante una lobectomia (permettetemi questo aneddoto) quando ricevo la chiamata del padre spirituale che mi informa che il cinquantesimo posto della lista d’attesa, quella mattina stessa, si è liberato. E’ così che sono finito al ‘Seminario di Vita Nuova’, ad Assisi. Non era certamente la prima volta che il SOG mi accoglieva, ma è stato molto diverso per me. Perché fino a quel momento avevo ascoltato una Parola di Vita, che prometteva di dissetarmi, ma per me erano solo parole. La corazza del mio cuore non era scalfita. E’ la paura in realtà che alimenta queste nostre corazze, queste nostre resistenze. E così non mi sembrava di avere visto nulla. E le mie vecchie misure non vacillavano. Questo Incontro è stato diverso: c’ero con tutto me stesso, perché non mi è stato possibile, neppure con ogni resistenza che avevo, ignorare la realtà di Quella Parola di Vita farsi Carne. In un modo inequivocabile! Nelle numerosissime testimonianze, nelle centinaia di fratelli, nella comunità che era lì per noi! E il mio cuore ha visto Qualcosa con cui ha risuonato profondamente. Quel sentire profondo, quell’Intuizione dell’anima che dice: ‘era questo che stavo cercando’. Una Voce che non puoi non ascoltare, perché ne riconosci ormai tutta la Verità che ti scuote interiormente come nessun pensiero partorito dalla mente può fare. Io ho sempre dato molta forza ai sillogismi per proseguire nella mia ricerca del vero. Ma, come dicevo, davanti all’anima che riconosce qualcosa di Suo, di profondamente Vero, ogni sillogismo cade. Perché è al di là delle nostre personalissime credenze, che plasmano le lenti con cui guardiamo il mondo! Ti rendi conto che Ogni assioma precedente si rivela fallace, perché semplicemente ‘relativo’ a ciò che ti hanno fatto credere e a cui hai prestato razionalmente ascolto.

Invece Noi il Vero lo Sentiamo! E per me il Seminario è stato davvero l’inizio di una Vita Nuova, e posso dirlo a distanza di un mese. C’è stato un passaggio, una svolta, altrimenti non starei a scrivere queste righe. Siamo tutti affamati di verità e pienezza, checché pensiamo di noi stessi. Il mio augurio è quello di poter essere liberi di muoverci anche fuori dalle credenze con cui abbiamo vissuto finora, perché possono rivelarsi la nostra gabbia. E non ci portano dove vorremmo. Vogliamo forse vivere nella menzogna questa nostra vita? Come avete letto, l’ho vissuto in prima persona. Tutti noi abbiamo uno strumento molto più grande che il Signore ci ha donato: il Sentire. E nel vedere la Sua Parola nella carne dei fratelli mi sono sentito chiamato personalmente e indiscutibilmente. Ho riconosciuto Qualcosa di veramente Mio! E questo afferma prima di ogni altra cosa la nostra preziosa Identità, e davanti a ciò non c’è più possibilità di resistenza! È un inno alla tua Vita! E ho scoperto che davvero non sono solo, e che la Bellezza della vita che Lui vuole per me è nei desideri più profondi del mio cuore, con i miei fratelli al mio fianco. Io sono solo all’inizio: so che non ho visto ancora nulla, questo è il mio primo passo, che ho voluto condividere con voi, se mai voleste leggerlo. Eppure sin d’ora Sento che per la mia vita le sue Promesse sono Grandi. Cosa aspetti? Lasciati travolgere! Puoi farlo oggi, chiunque tu sia: perché ciò che davvero vuoi è ciò che Lui vuole per te! Solo il meglio!

ANTONIO OTTAVIO

Andare al seminario di vita nuova è stato per me come compiere un grande viaggio.
In quei giorni è stato infatti come ritrovarsi nella Cafarnao di duemila anni fa, dove
Gesù viveva. Lì quindi era davvero possibile incontrarLo fisicamente, vederlo,
incrociarlo per strada, mangiarci insieme, parlarci, toccarlo, interrogarlo. Ed era lì che Egli, il Signore, stava compiendo la sua missione: “portare ai poveri il lieto annuncio, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi, consolare tutti gli afflitti, dare una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto” (Isaia 61,1-3).
Il seminario di vita nuova è stato per me l’occasione di uscire da una religiosità stagnante che mi toglieva vita, fatta di doveri, abitudini e rigidità (del cuore e della
mente). E, al tempo stesso, di entrare in una relazione dinamica, vera e totale (in spirito, anima e corpo) con questo Signore, morto duemila anni fa, ma Risorto e quindi vivo per sempre. Un Signore buono che ci conosce fin nel profondo, che ci cerca, che ci parla, che ci ridona gioia e speranza attraverso la sua presenza, il suo sguardo, i suoi gesti e le sue Parole.
E che, quando ci trova, ci fa “rinascere dall’alto” (Giovanni 3,3).

Michele

Il seminario di vita nuova per me è stato veramente fare esperienza dello Spirito Santo. Sono arrivata fidandomi solo dei frati e dell’invito che mi è stato rivolto, non avendo la minima idea di cosa potesse essere, ed è giusto sia così secondo me, quindi cercherò di non rivelare molto.

Non nego che all’inizio, dopo aver ragionato meglio sul titolo del seminario, è partita un po’ la presunzione di dire: “Mah, vita nuova. Sono già in cammino, ho fatto già esperienza di tante svolte che mi hanno rinnovato come persona e nello spirito, cos’altro potrebbero rinnovare nella mia vita?”. Una cosa di fondamentale importanza per me, e che suggerisco ad ognuno, è stata mettere da parte questa presunzione, tenere in umiltà il cuore aperto, e la disponibilità ad accogliere la proposta, mettermi in gioco e, perchè no, anche in discussione. Se non ci si riesce, è da chiedere in preghiera, con sincerità. Lo Spirito si farà strada.

Sono accadute molte cose, mi sono state dette cose sentite e risentite nel mio percorso di fede, eppure mi sono arrivate in una maniera completamente rinnovata. Allo stesso tempo ho vissuto esperienze inedite e “stra-ordinarie” che mai avrei pensato di poter provare, che hanno veramente confermato e rafforzato la mia fede, testimoniato veramente la grandezza e la potenza del Signore.

C’è stato un filo conduttore per me durante tutto il seminario. Non l’ho realizzato subito, quando c’ero dentro è stato tutto pieno, intenso e carico, mi sono goduta tutti i momenti pezzo per pezzo, ma solo in un secondo momento sono riuscita a mettere insieme alcuni di questi pezzi e comprenderne il significato. Questo filo per me è rappresentato dalla parola LIBERAZIONE. Alla fine del secondo giorno questa parola mi era molto chiara e risuonava forte nella mia testa e soprattutto nel mio cuore, tanto che l’ho segnata così, in maiuscolo, sul mio quaderno degli appunti. Non volevo dimenticarla per niente al mondo. Lo Spirito poi ha continuato a confermarla.

C’è stato un momento particolare, mentre eravamo in preghiera, in cui il mio cuore era così pieno di gioia che avevo voglia di ballare. Ho pensato proprio al momento in cui gli israeliti escono dal Mar Rosso e liberati dagli egiziani formano cori di danze. Ancora una volta per me era “liberazione”.

Infine, il momento con cui lo Spirito ancora una volta mi ha dato una conferma è stato in un altro momento di preghiera, in cui mi è stata consegnata un’immagine che per me è stata davvero fortissima: il mio volto tra la gente del popolo d’Israele, che attraversa il Mar Rosso liberato dal Faraone. Liberazione.

Mi sono state consegnate tante altre cose, che ho ancora bisogno di metabolizzare e comprendere, probabilmente mi ci vorranno anni, perché si sa, i tempi di Dio sono biblici, ma questo amore, con questa esperienza, mi è arrivato forte e chiaro.

Sono tornata a casa col cuore colmo di gioia, con una consapevolezza nuova di un Dio che veramente mi ascolta e mantiene le sue promesse, che mi conosce poiché sono sua creatura e sa dove ho più bisogno, che vuole aiutarmi perchè mi ama e mi vuole con sé. So che quando crollerò ci sarà Lui a rialzarmi e a sorreggermi, se cadrò nelle mie schiavitù ci sarà Lui a liberarmi. Come dicevo prima, sono cose che in teoria già sapevo. In teoria. È averne fatto esperienza che mi ha dato la possibilità di rinnovare completamente la Sua azione nella mia vita. Veramente in Lui c’è una vita sempre nuova, una promessa d’amore eterno.

Maria Libera

Sono arrivata al Seminario di Vita Nuova fidandomi dell’invito del mio padre spirituale ma con tante domande: “Perché seminario? Cos’è questa vita nuova? Perché non c’è sul sito del SOG?!”; ma tra tutte, nel cuore avevo una timida domanda di guarigione per la mia vita e mi aspettavo tanta grazia.
A chi oggi mi chiede cosa sono stati quei quattro giorni rispondo che non è stato un corso dove ho ascoltato e imparato nella teoria cose sullo Spirito Santo, ma un tempo in cui mi sono sentita consigliare, toccare, stupire, bruciare dallo Spirito: un kairòs dove ho fatto esperienza di Chi è per me.
“Ci credi o non ci credi. Gesù ti ama uguale. Solo che non te lo godi.” Ho iniziato così, con questo desiderio: “Padre, sciogli le mie resistenze, fa che senta di essere figlia tua, guarisci il mio cuore, che io possa credere al tuo amore gratuito.”
Ho ascoltato e conosciuto le vite di testimoni che mi hanno parlato del Signore e del suo amore, dei segni e di tutti i benefici che riconoscono nella quotidianità: ho visto volti sorridenti, disponibili, solcati dalla sofferenza, ma con tanta pace e gratitudine negli occhi, quella dei figli che sanno di essere amati, sempre, e che godono pienamente nel Padre. Ho incontrato le condivisioni e gli abbracci di giovani come me, di fratelli che si sono aperti e lasciati guardare dentro, anche in zone di ombra, puzza e vergogna: mi sento custode di ciò che hanno voluto consegnarmi. Saperci insieme in cordata, con questi nostri cuori malati che cercano il Suo volto, l’ho sentita come una carezza del Signore.
Ho imparato la preghiera dei piccoli, degli umili, dei figli che cantano, ringraziano, benedicono il Padre con le parole che conoscono, nella spontaneità di un dialogo, nella lode continua, con le braccia alzate che chiedono, proprio come fa un bimbo con i suoi genitori. Lo Spirito viene se lo invoco, se lo desidero e lo attendo, e lo posso scomodare per ogni cosa, ho scoperto che non servono grandi schemi o impostazioni di preghiera.
Sono testimone della potenza del Signore che attraverso il suo Spirito d’amore opera grandemente e compie cose prodigiose. Non posso tacere la gioia e la meraviglia di cui sono stata colmata. Ho vissuto quello che i discepoli vivevano accanto a Gesù mentre operava miracoli: qualcosa di indicibile, che supera la mia intelligenza, davanti al quale non ho potuto dire altro se non “Mi arrendo”.

Non mi sono sentita fuori posto, anzi, è stato come un ritrovare la mia postura di figlia davanti al Signore, davanti a questo Dio che dà tutto sé stesso per me, che dona Suo Figlio per la mia salvezza, per amore mio. Con quelle braccia spalancate, Gesù mi ricorda ogni benedetto giorno che io valgo il Suo sangue, non meno di questo. Sono commossa e incredula da tutto questo amore gratuito e incondizionato per me (e che è per ognuno), ma forse per la prima volta ci sono stata, inondata e immersa nel Suo sguardo, balbettando: “Com’è bello essere tua figlia, Padre.”

Chiara

Il mio cammino di fede è iniziato da poco più di un anno. Prima ero credente e cristiano ma vivevo la fede a
modo mio: il mio rapporto con Dio era regolato da logiche dare-avere fino a quando, stanco della mia ipocrisia
che mi portava a cercarlo solo quando ne avevo bisogno ho deciso di non scomodarlo più e mantenerlo
lontano dalla mia vita. Mi sentivo molto più coerente con me stesso e leale verso Dio. Ho iniziato a tenere
dentro di me problemi, paure e ansie e ho cercato di trovare in me la soluzione a questi. Risultato? Una vita
difficile nella quale sentivo il peso di ogni scelta, accusavo l’infelicità nel non poter contare su nessun altro
all’infuori di me, sentivo l’insoddisfazione del non vedere i miei sacrifici adeguatamente ricompensati e
vivevo un rapporto con la mia ragazza che faceva fatica a decollare.
Cercavo di incarnare il ruolo del self-made-man, l’uomo che non chiede mai aiuto a nessuno e non ha bisogno
di nessuno se non delle proprie capacità per affermarsi e realizzarsi nella vita. Il tutto era ben intriso da una
buona dose di idolatria. Ero sempre pronto al sacrificio, pervaso da spirito di abnegazione prima verso gli
studi universitari e poi verso il mio lavoro. Pensavo prima che la felicità sarebbe arrivata dopo la laurea, poi
dopo il lavoro e poi ancora dopo che avrei fatto carriera. Man mano che raggiungevo i miei traguardi, tuttavia,
non mi rendevo conto che sistematicamente spostavo l’asticella sempre un po’ più in alto e che non ero mai
soddisfatto di ciò che avevo. Nel medesimo istante in cui raggiungevo ciò che volevo, il castello di sabbia
crollava e la felicità che avevo riposto in quel traguardo lasciava presto il posto alla stanchezza e
l’insoddisfazione per tutto quello che avevo sacrificato per arrivare fino lì: le relazioni con la mia ragazza, con
i miei familiari, con gli amici messe in secondo piano, la relazione con me stesso trascurata, non conoscevo
riposo. Ero diventato il giudice spietato di me stesso, cercavo in me la perfezione e mi disprezzavo ogni volta
che non riuscivo ad esserlo. Ben presto lo sono diventato anche verso gli altri, pretendevo da loro la stessa
determinazione e precisione nel fare le cose, non accettavo superficialità e mediocrità.
Ovviamente non avevo una visione così limpida della mia vita e la descrizione del me stesso di qualche tempo
fa che ho appena fatto è il frutto di un percorso di discernimento fatto recentemente. Semplicemente vivevo
la mia vita oscillando come un pendolo fra picchi di felicità e di slanci di euforia prima di ritornare verso un
senso di frustrazione e impotenza a cui non riuscivo a dare una spiegazione, un nome.
A seguito dell’ennesimo litigio con la mia ragazza decisi che anche il rapporto con lei non era all’altezza delle
mie aspettative e che era arrivato il momento di tagliare anche quella relazione. Mi sono chiuso in me stesso
e ho deciso di dedicarmi solo al lavoro. Ci sono voluti mesi prima che toccassi il fondo e mi rendessi conto
che non ero fatto per stare solo, che avrei dovuto imparare ad accettare di essere bisognoso d’aiuto e che i
problemi con la mia ragazza erano il riflesso dell’insoddisfazione di me stesso. Ma questo era solo il punto di
partenza e non avevo idea di quale poteva essere la soluzione. Riuscii a recuperare il rapporto con la mia
ragazza e a fatica cercavo di lavorare su me stesso. Ancora una volta cercavo in me la soluzione.
“Vuoi partecipare al corso fidanzati organizzato dai frati di Assisi?”. Non era la prima volta che me lo chiedeva
dopo il nostro riavvicinamento ma avevo sempre declinato il suo invito dicendo che non potevo prendere
ferie, cercando di mascherare il mio scarso interesse. Ma quella volta, per via della pandemia il corso era
online e durava un weekend. Non avevo scuse. Il corso in sé fu piuttosto interessante ma non illuminante.
Dal colloquio con un frate dopo il corso emergeva forte che il problema che impediva alla coppia di prendere
il volo verso orizzonti più ampi era che nessuno dei due aveva una relazione vera con Dio. Ci invitava pertanto
a intraprendere un cammino di fede individuale. Decisi di mettermi in discussione e fidarmi di quel frate. Mi
diede inizialmente due compiti: “cerca nella tua città dove si tiene il corso delle 10 Parole e seguilo e vieni ad
Assisi a seguire il corso vocazionale”. Mi si chiedeva solo di essere disponibile ad ascoltare un messaggio, cosa
avrei avuto da perdere? Mi misi in ascolto. Il Signore ha fatto il resto. Ha restituito la carne al mio cuore di
pietra, mi ha fatto riconoscere le mie povertà e mi ha fatto sentire profondamente amato e perdonato
proprio nei miei lati più oscuri. Chi ero io per disprezzarmi quando non riuscivo a essere ciò che volevo mentre
Lui ha dato la sua vita per me? Ho benedetto il mio passato, i miei fallimenti e delusioni. È grazie a
quell’infelicità che ho potuto mettermi in cammino e intravedere il progetto che di Dio ha per me. Il Signore
mi ha insegnato a dare importanza all’amore verso me stesso e verso il prossimo. Il giudice spietato si sta
lentamente trasformando in un compagno accogliente anche se a volte spunta ancora. Il Signore ha
abbattuto le mie idolatrie, mi ha insegnato a cercare nel suo amore la mia felicità. Ho scoperto quanto
liberatorio può essere gridare a Dio, affidargli quotidianamente le mie scelte, le mie ansie, il mio non sentirmi
all’altezza delle situazioni. Ho imparato a stare in relazione con Dio attraverso la sua Parola.
Finalmente non sono più solo a dovermela cavare nel mondo, adesso ho un Padre che si occupa di me.

Stefano

Era da poco che frequentavo Assisi e la Chiesa in generale, non facevo parte di gruppi di preghiera, non vengo da una famiglia cattolica, ero completamente fuori da questo mondo.

Ho partecipato al Corso Fidanzati nel 2021 con il mio ragazzo, un corso che mi ha aperto gli occhi, ma sentivo la necessità di approfondire e di vivere qualcosa di più nella mia vita, mi ero stancata di accontentarmi e di bere acqua dalle pozzanghere: volevo bere direttamente dalla sorgente della vita! Una volta tornata a casa ho, però, trovato difficoltà a seguire una linea di fede e preghiera.

Mi è stato proposto il corso NOTTE DI GRAZIE, all’inizio di giugno 2022.

Arrivo ad Assisi presa dai miei impegni, immersa nei miei pensieri per via del lavoro e delle difficoltà di tutti i giorni ma decido di affidarle a Dio e da lì sono partita. Sono stati 3 giorni intensi, dove finalmente ho distrutto la mia armatura e ho aperto il mio cuore a Lui, giorni pieni di gioia, in cui ho conosciuto persone e frati fantastici. Pensando a quei giorni mi viene in mente subito la luce, la luce che è stata data alla mia vita, un nuovo modo di pregare, lodare, ringraziare e soprattutto vedere e prendere le cose diversamente, in una prospettiva inedita.

Mi colpì subito il modo di lodare il Signore per ciò che ci dona, di qualunque cosa si tratti; non era la solita preghiera ma qualcosa di più, proprio quel pizzico di sale che ci voleva nella mia vita. Dopo quei giorni credo davvero che Dio abbia preso tutti i mali della mia vita per farli cooperare al mio bene (cf. Rm 8,28).

Tornare a casa è sempre difficile, perché ad Assisi c’è un’atmosfera unica!

È stata una grazia riuscire a portare questa luce nella vita di tutti i giorni. A proposito accadde che a mio papà, che soffre di problemi alla schiena da tempo, dopo aver fatto una visita medica, venne detto che se non si fosse operato con urgenza avrebbe potuto perdere l’uso delle gambe. Gli diedero una terapia di supporto e lo mandarono a casa. Io non sapevo che fare, mi sentivo impotente, ma l’aver scoperto questo nuovo modo di affrontare ciò che non va secondo i miei piani mi ha aiutato a mettere da parte la reazione che avrei avuto tempo fa e che si sarebbe rivelata inutile: lamentarmi e piangermi addosso.

Così ho iniziato a ringraziare, a lodare, pur non senza fatica. A volte non ero neanche sicura di ciò che facevo, perché quello che stava accadendo mi preoccupava molto, ma decisi di farlo e di fidarmi.

Dopo qualche settimana mio papà fece altre visite, la terapia che doveva solo essere di sollievo ha funzionato, il medico gli disse che i risultati erano buoni e che a quel punto l’intervento poteva essere procrastinato.

Inutile spiegare la gioia che provai dopo questa notizia, che io non potevo non collegare alla grazia della “lode” gratuita imparata ad Assisi.

Dio c’è, è tra noi, è fedele, chiede solo di fidarmi e io ho deciso di farlo.

Giorgia

La Marcia Francescana è stata una esperienza della totalità di Dio. Ogni momento vissuto diventava occasione concreta di incontro con l’Amore di Dio. Il cammino, la preghiera, la fatica, le condivisioni, le risate e anche il riposo della notte mi ha permesso di rimanere dentro alla relazione con Lui e allo stesso tempo di rinnovarlo continuamente. La novità veniva da una parola, un sorriso, uno sguardo, un abbraccio che mi rimaneva impresso, e che percepisco ancor oggi profondamente mio. Io non mi ero preparato fisicamente per il cammino, ma addirittura nelle due settimane prima dell’inizio della Marcia iniziai ad accusare dolori particolarmente forti al ginocchio destro. La cosa mi mise un po’ in allarme, tant’è che iniziai delle sedute intensive di fisioterapia per provare a recuperare il più velocemente possibile. Tuttavia dentro di me rimanevo in pace, credevo che vivere questa esperienza era una chiamata del Signore, e soprattutto vedendo quanto già aveva operato durante l’anno ero sicuro che non mi avrebbe abbandonato. Vedendo questa mia serenità, una mia amica mi chiese “pensi di camminare solo con lo Spirito Santo?”. Questa sua provocazione divenne poi pienamente vera. Lo Spirito di Gesù era infatti sempre con noi. Lo vedevo dalla fratellanza che sperimentavo, con alcuni ci conoscevamo appena da pochi giorni eppure ci siamo confidati a cuore aperto l’uno con l’altro. Le barriere e le maschere che ordinariamente si incontrano nei rapporti all’interno della società attuale, e che per me spesso si traducono nella paura di essere amato, erano cadute. Dopo ore e giorni di cammino infatti non hai più nulla da trattenere, sei semplicemente te stesso e guardando chi ti è accanto riconosci che siamo tutti figli di un unico Padre. Non c’è nulla di cui avere paura. I miei limiti, le mie insicurezze, i miei desideri e le mie attese sono stati colmati e riempiti di gioia proprio attraverso chi mi stava accanto. Perché nella Marcia Francescana nessuno viene lasciato indietro, e ogni vero desiderio del cuore trova concretezza. Alla fine il ginocchio resse il cammino fino all’arrivo in Porziuncola, eccezion fatta per il tratto finale della tappa di Colombella dove mi fu consigliato di fermarmi e attendere assieme ai guastatori i Marciatori all’arrivo. Inizialmente nacque il dubbio “e se mi stessi perdendo qualcosa?” decisi però di rinnovare la mia fiducia al Signore anche in quella situazione e Lui non tardò a visitarmi. Nel condividere il servizio con i guastatori e poi l’incoraggiamento e la festa all’arrivo dei marciatori mi ritrovai ricolmo di gioia. Incrociare gli occhi e i volti dei marciatori all’arrivo mi ha fortemente commosso, vederli arrivare uno per uno è stata una testimonianza di Fede che custodisco nel cuore. Gli occhi di un marciatore all’arrivo trasmettono tutta la totalità del desiderio di Dio con cui ha camminato, passo dopo passo mettendoci tutta una vita dentro. Nella sera di quello stesso giorno, durante la veglia fummo invitati ad entrare nel deserto del nostro cuore. Nell’invocazione vissuta durante quel momento mi sono sentito visitato e guardato da un Amore più grande di tutto. È stato così intenso, forte e vero che mi ritrovai a piangere in un modo che non mi era capitato prima. Ogni lacrima partiva da dentro, da molto profondo e non riuscivo a controllare questo moto interiore. Erano lacrime che avevano incontrato l’Infinitamente Buono, lacrime che mi hanno preparato all’arrivo in Porziuncola il 2 agosto.
Entrare in Porziuncola per me ha voluto dire entrare nel grembo della Vergine e Madre Maria. In quel momento ho lasciato tutto quello che mi ero portato, e ho affidato il mio desiderio di rinascere insieme a lei, seguendo il cammino indicato da S. Francesco. Una rinascita che si è subito concretizzata nelle parole “Amare nella Libertà”. La fatica del cammino infatti mi ha fatto comprendere che l’Amore vero, è un amore libero che non trattiene, che si fida e affida anche quando non capisce come si attuerà. Una volta usciti è stata una grande festa. Razionalmente non riuscivo a comprendere cosa stesse accadendo, tra gli abbracci, i sorrisi, le lacrime e le parole scambiate. Ero stupito, riconoscevo solamente che un dono di Grazia particolare aveva riempito i nostri cuori, Dio è veramente infinitamente buono. In quell’istante diedi un significato personale all’ esclamazione di S. Francesco “voglio portarvi tutti in Paradiso”.
Infatti cos’è il Paradiso se non questa esperienza di vita in abbondanza vissuta nella gioia della fraternità che trasmette l’Amore che Dio ha per me e per te. E in questo senso anche io desidero e auguro una esperienza così totale dell’Amore di Dio per chiunque!

Giorgio