“Una misura buona, pigiata, colma e traboccante” (Lc 6, 38).
Una cosa che ho imparato nel cammino è che Dio dona “una misura buona, pigiata, colma e traboccante” (Lc 6, 38). Basta che guardo le mie ultime tre estati per accorgermene. Tre estati fa, fidandomi di un volto sorridente stampato sulla copertina di un libro, arrivo per la prima volta ad Assisi, pieno di dubbi e di una fede improntata su un Dio che comanda dall’alto le sue piccole formichine, ma i frati sono bravissimi a spogliarmi di questo, presentandomi coi loro sorrisi e il loro amore un Dio che non è lontano ma è lì, affianco a me, pronto a ripetermi in ogni momento “Ti amo”. Due estati fa mi arrendo finalmente a questo amore traboccante, lascio le mie certezze e inizio a cercare di camminare con Lui, senza lasciarmi fermare dalle mie debolezze. L’estate scorsa, la marcia diventa il luogo dove incontro Dio nella preghiera che si fa cammino, sento il suo Amore nei fratelli e nelle catechesi, ed è per me un dono grande, che mi fa saltare di gioia nonostante lo zaino che pesa sulle spalle.
E arriva quest’estate. Accetto con gioia di fare il servizio alla marcia perché Dio mi ha donato tanto, voglio riconsegnargli qualcosa. Ma Lui non è sazio, vuole donarmi ancora di più, vuole andare ancora oltre, vuole portarmi a saltare nel vuoto. E così mi spoglia di ogni mia idea di servizio che mi ero fatto prima, mi insegna a offrire tutto ciò che faccio e a metterlo nelle Sue mani, perché mi accorgo che nelle mie mani ha tutto una dimensione umana, ma io non sono lì per questa dimensione piccola e limitata. Metto tutto nelle Sue mani, perché Lui può andare oltre, può fare cose grandi che io nemmeno posso immaginare. Me ne accorgo guardando i marciatori, che sono ogni giorno più belli, ogni giorno più felici. Potevo io donare una Gioia così grande a tutti loro? No, io no, ma Lui sì! Mi insegna a lavare i piedi, a mettermi in gioco giorno dopo giorno, ma soprattutto mi insegna a farmeli lavare, sempre attraverso i marciatori, perché io dovrei servire loro, ma quando il servizio diviene pesante, quando la stanchezza è tanta, è guardando i volti dei marciatori che trovo nuova forza. Dovrei essere al loro servizio, e invece sono loro che stanno servendo me.
E il 2 agosto, arrivo in Porziuncola, Si entra tutti in quella piccola chiesina, un gruppetto alla volta. Prima i marciatori, poi i guastatori. E a veder entrare tutti i marciatori, ed entrando noi guastatori, un gruppo strambo di fratelli che abbiam provato a servire con quei cinque pani e due pesci che abbiamo, capisco che devo nuovamente mettere tutto nelle mani di Dio, il vero guastatore, l’unico che può continuare a lavare i piedi a ognuno di noi giorno dopo giorno. E quant’è bello uscire dalla Porziuncola sapendo che siamo nelle Sue mani!
Spogliarsi e offrire tutto a Dio, quant’è difficile. Sono attaccato alle mie idee, al mio volermi salvare da solo. Il servizio alla marcia per me è stato accorgermi di questo e cercare di mettermi tutto nelle Sue mani, perché farlo è veramente andare a vendere tutti i propri beni per acquistare il tesoro nascosto nel campo, la perla di grande valore di fronte a cui tutte le altre sono poca cosa.
Enrico