Vincenzo ne “Il cammino si fa incontro”
Vincenzo:
Santa Maria degli Angeli (PG) – L’arrivo è di quelli che ti lasciano senza fiato, con gli occhi lucidi, le gambe tremanti, il cuore che batte a mille. Gli abbracci e tutta la gioia che ne consegue non sarebbe possibile nè comprensibile se alle spalle non ci fosse il cammino che ognuno porta con sè, nello zaino, nella polvere, nel sudore e nelle vesciche dei piedi che – chi più chi meno – caratterizzano il corpo come segno indelebile di una strada che stravolge e coinvolge tutto te stesso.
Poche immagini rubate all’arrivo dei circa 1200 giovani, pellegrini più che marciatori, sulle strade di Cristo e sull’esempio di Franceco d’Assisi, il 2 agosto presso la Porziuncola in Santa Maria degli Angeli di Assisi.
Da tutta Italia in marcia dal 25 luglio per la festa del Perdono di Assisi, il giubileo francescano che ogni anno rende questa piccola cappella – un tempo nel cuore di un bosco di querce – la porta privilegiata per entrare nella misericordia di Dio Padre.
Alle spalle centinaia di chilometri macinati grazie al passo della fede, corroborati dalla preghiera e dalla voglia di essere pellegrini che ritornano alla casa del Padre, in attesa di quell’abbraccio d’Amore grande che ogni pellegrino porta con sé nel cuore all’inizio del viaggio verso la Porziuncola.
Anche noi ci siamo fatti pellegrini insieme ad un gruppo di giovani, per entrare nel pieno dello spirito che ogni anno – questa è la ventottesima marcia – muove i passi sulle strade di Francesco, il poverello umbro.
L’Umbria e la Toscana sono le terre che ci accolgono per questo pellegrinaggio che raccoglie circa 300 giovani di tutta Italia. E’ la marcia dell’Umbria, una delle tante che si snodano sui percorsi pensati dai religiosi francescani nelle varie regioni italiane. Ci si raduna a Cortona per poi proseguire lungo i pendii dolci, ma non troppo, della Toscana e sbucare nella terra del Santo fino alla basilica di Santa Maria degli Angeli, scrigno che custodisce la cappella della Porziuncola, dove si celebra il Perdono d’Assisi, dopo circa 150 chilometri di piedi e cuore.
E’ una comunità in cammino. Italiani, da un po’ tutte le regioni (sette sono i calabresi che vi prendono parte), ma anche messicani e francesi. La preghiera scandisce il passo, con le lodi, il rosario, la messa, che accompagnano la preparazione al sacramento della riconciliazione, uno degli ultimi atti di questo camminare verso… l’incontro con il Padre misericordioso.
La strada è faticosa, la fatica è ambiente privilegiato per capire e ascoltare il mistero di Cristo Crocifisso, la solidarietà e l’attenzione verso i fratelli in difficoltà lo spirito che unisce, fortifica, fa cadere le maschere e fa essere se stessi.
Una esperienza significante e significativa che regala attimi unici. Il tempo del silenzio è l’ambiente in cui rileggere, passo dopo passo, la propria esistenza alla luce della Parola, guida, maestra e compagna di strada. La sera, poi, l’animazione nei paesi toccati dalla marcia è la testimonianza viva e bella di una Chiesa pellegrina, gioiosa, e capace di rinnovare e rinnovarsi lungo le strade del mondo, per farsi segno visibile dell’Amore, che è Vita, Verità, Via nel ritmo dei giorni che vanno.
Per i giovani pellegrini non c’è attimo di tregua. I ritmi sono serrati. Sveglia la mattina alle cinque, colazione in mezz’ora e poi subito in marcia, zaino in spalla lungo strade bianche o carrozzabili a cavallo di Umbria e Toscana. A guidarli sono i frati e le suore francescane che abitano i conventi della regione del Santo d’Italia, che, come attenti “padri” e “madri” sostengono spiritualmente il cammino di questi pellegrini dal cuore attento, in cerca del senso pieno della vita.
Dieci giorni ricchi di ogni cosa: festa, sudore, preghiera, gioia, canto, difficoltà, sconforto, imprevisti, allegria, bellezza, morte, risurrezione. Il cammino è metafora della vita e lungo le strade di questi giovani è davvero accaduto di tutto. Personaggio guida, per la riflessione e le catechesi, curate da padre Francesco Piloni, è Pietro, il peccatore che lo sguardo di Dio misericordioso trasforma nel pescatore di uomini che tutti conosciamo.
I giovani lo scrutano, lo rileggono alla luce della loro esperienza di vita, lo riconoscono come l’immagine di loro stessi: fragile, contradditorio, coraggioso, traditore, bello, pieno di speranze, al quale Cristo affida la missione più grande: “pascere il suo gregge”. Il gesto d’Amore che va oltre ogni limite, schema, che la mente umana possa pensare, immaginare. Quell’Amore che a guardare gli occhi di questi giovani – alla fine dell’esperienza della marcia francescana – ha davvero incontrato, attraverso Cristo, il cuore dei pellegrini lungo le strade della loro vita e per Lui sono pronti a spendersi nella quotidianità.
Allora lo slogan della XXVIII Marcia Francescana “Il cammino si fa incontro” ti accorgi che è davvero una realtà, una bella realtà di questi tempi, in cui ancora esistono giovani che non hanno paura di scendere per strada alla ricerca di quella verità che li renderà liberi, per sempre.
(dedicato a tutti i marciatori, frati, suore e guastatori della XXVIII Marcia Francescana – Umbria)